La strada, che aveva avuto, nel passato, un’importanza capitale nel collegamento di ponte sant’Angelo con piazza del Popolo, passando per via Ripetta, e che aveva goduto di attività importanti come l’Annona (intorno al 1347) e il Carcere (1408-1645), pontifici ed infine il famoso teatro Apollo (1670-1697), veniva infossata dall’esecuzione dei muraglioni (1870) e ridotta ad un centinaio di metri. In queste condizioni il Piano Regolatore di Roma, del 1931, ne aveva previsto la demolizione per dar luogo ad una ricostruzione intensiva. L’esproprio venne effettuato nel 1939, dal Governatore di Roma, il principe Francesco Boncompagni Ludovisi (1886-1955), ma poi l’inizio della guerra lasciò le cose in stallo, fino agli anni ’50, quando il Comune si attivò per procedere alla demolizione, prevista dal Piano Regolatore ancora vigente, quello del 1931. Nacque un movimento culturale che indicava nel restauro conservativo la soluzione più adeguata per il quartiere di Tor di Nona e, dopo una commissione “ad hoc”, nominata dal Comune, la petizione venne accolta ed i piani particolareggiati modificati in conseguenza (1965). Poi, una serie di scontri legali e l’immobilità cronica del Comune di Roma, felicemente impastato di burocrazia, portarono il quartiere, disabitato, con porte e finestre murati, ad un degrado vicino all’instabilità. Erano gli anni della contestazione giovanile, vento effimero, che identificò, nell’inerzia dell’amministrazione del quartiere, i segni di un “potere” da distruggere, da cambiare completamente. Fu così che iniziarono ad apparire i “murales” che mostravano un quartiere vivo con personaggi “tromp l’oeuil” che si affacciavano alle finestre, i negozzi degli artigiani al lavoro e perfino i sogni della gente, come il nostro asino che vola. Finalmente, nel 2004, il quartiere restaurato, riprende a vivere così come lo vediamo oggi.
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