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Era nella via del Gonfalone (allora “delle Carceri Nuove”), la chiesa di Santa Lucia Vecchia, detta “in Cantu secuto”; "affine" (confine fra Ponte e Regola); “iuxta flumen”, come fu chiamata attraverso i secoli, perché si trovava ai bordi del Tevere ed era spesso sommersa dalle inondazioni del fiume. Oggi, si trova sotto l’Oratorio del Gonfalone, in fondo alla via omonima. Innocenzo VIII (Giovanni Battista Cybo - 1484-1492) assegnò la Confraternita del Gonfalone a Santa Lucia Vecchia, nel 1486. Date le condizioni estremamente degradate della chiesa “iuxta flumen”, la Confraternita fece edificare, immediatamente sopra l’antica chiesa, un oratorio, tra il 1545 e il 1551, (che fu, di nuovo, ricostruito, subito dopo un incendio, che lo danneggiò seriamente, nel 1555), in modo tale che la chiesa venisse a creare una cripta, sotto l’oratorio, usata come deposito (sepoltura) dei propri defunti, dalla confraternita stessa. Internamente fu completamente affrescato da artisti come Jacopo Zanguidi (1544-1574), detto il Bertoja, e Livio Agresti (1505-1579) da Forlì. Gregorio XIII (Ugo Boncompagni - 1572-1585), nel 1579, elevò la “Compagnia del Gonfalone” ad “Arciconfraternita”, con lo scopo di liberare gli schiavi sotto il dominio islamico, alla stregua dell’Ordine dei Trinitari e dell’Ordine di Santa Maria della Mercede, detti Mercedari. Il papa dette inoltre all’Arciconfraternita il potere di liberare due condannati, ogni anno, e di curarne il reinserimento religioso e sociale. Tra la fine de XIX secolo e gli inizi del XX, l’Arciconfraternita cessò ogni attività, pur rimanendo giuridicamente esistente. In questo intervallo, l’archivio del Gonfalone venne trasferito in Vaticano. L’Oratorio, che resta sostanzialmente sempre chiuso, è stato affidato ai padri Missionari figli del Cuore Immacolato di Maria, titolari della parrocchia competente di S. Lucia in Banchi Vecchi. Nel 1933, l’Oratorio ospitò, su concessione del vicariato di Roma (Patti Lateranensi – 1929), un’associazione confessionale rivolta ai Netturbini romani, l’Unione Professionale dei Netturbini. L’iniziativa di padre Ariodante Brandi (1883-1963) poteva intendersi come un sindacato confessionale dei Netturbini, ma, durante il fascismo, ogni idea di sindacato era destinata a cadere e l’Associazione dei Netturbini dovette prendere il titolo “Pia Opera di Santa Maria della Strada” (protettrice de netturbini, la cui immagine si trova nella chiesa del Gesù - vedi Pigna), dipingendosi, così, in un’opera assistenziale dedicata ai Netturbini di Roma. La Pia Opera si riuniva nel locale accanto alla sacrestia dell’Oratorio, perché il resto dell’edificio, per la sua situazione di degrado, non era restaurabile e l’oratorio divenne deposito, tra l’altro, di “saggina”, pianta indispensabile per confezionare le scope dei Netturbini. Dopo la morte di padre Ariodante Brandi, nel 1963, l’Opera Pia lasciò l’Oratorio del Gonfalone, nel 1964. Nel 1968, a cura dell’Arciconfraternita risorta, l’oratorio venne restaurato e riaperto al pubblico per ospitare concerti e avvenimenti culturali.
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