Gli Alveri vendettero il palazzo, nel secolo successivo, alla famiglia Ruiz, anch’essa di orgine spagnola. Questi procedettero a modificare in profondità il palazzo, per rivenderlo alla famiglia Bardi, mercanti e banchieri fiorentini. I Bardi, nel 1647, vendettero il palazzo al marchese Andrea Corsini. Questi, acquistate tre case dei Ferratini (famiglia di Amelia, presente a Roma nella prima metà del ´500), sul retro del palazzo, dette inizio ai lavori di allargamento dell’ex palazzo Ruiz (1650-1654), verso la via d’Acquasparta, servendosi della consulenza di Giovanni Antonio de´ Rossi (1616-1695) e dell’opera dei capomastri Alessio Rossi e Giovanni Battista Interlengo, i quali eseguirono i lavori e le facciate seguendo i disegni di Pietro Ferrero, del 1638. Nel 1657, Andrea Corsini acquistò e ristrutturò il palazzo di Bartolomeo de´ Signoribus (ramo dei Papareschi), su via Acquasparta, al fine di ampliare le capacità ricettive dei Corsini. Nel 1713 i Corsini affittarono il palazzo Pamphili, a piazza Navona e vi si trasferirono (con loro il card. Lorenzo Corsini (1652-1740), futuro Clemente XII, in attesa della fine dei lavori del loro palazzo a via della Longara (1745). Il palazzo fu venduto alla famiglia Sacripante, famiglia originaria di Narni, presente a Roma dal XVII secolo, ma che si inserì stabilmente nell’aristocrazia romana solo con il card. Carlo Maria Sacripanti(1689-1758). Nel XIX secolo, il palazzo passò ai conti Bluemensthil, al servizio amministrativo e militare dello Stato Pontificio. Nel 1891, per la realizzazione di via Zanardelli, il palazzo fu parzialmente demolito e i Bluemensthil lo ristrutturarono servendosi di Luca Carimini (1830-1890).
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