Si pensa alla famiglia dei Papareschi, nobile famiglia romana, di epoca medievale (che avrebbe potuto essere all’origine del nome della torre per deformazione del proprio cognome - Papito), cui appartenne papa Innocenzo II (Gregorio Papareschi - 1130-1143) o dalla famiglia Pierleoni cui appartenne il contemporaneo antipapa Anacleto II Pierleoni (1132-1138) che, per la sua statura e per il fatto di essere antipapa, avrebbe potuto dare il nome “Papito” alla piccola torre. Per i passaggi di proprietà successivi si parla dei Foschi del ramo “de´ Judeis”, dei Boccamazzi (presenti a Roma dal XII secolo), dei Tartari e dei Cesarini (presenti a Roma dal XV sec.). Da alcuni dati d’archivio, anche se frammentari, si ipotizza che la torre sia stata costruita dai Papareschi, nel XIV secolo (sic), passata ai Foschi de Judeis e quindi ai Boccamazza (nel 1369 ne risulta proprietario Niccolò Boccamazza). Nel testamento, del 1383, di Lella Boccamazzi, vedova di Cecco Montanari, risulta che questa lasciò la torre a suo figlio Giovanni Montanari. Alla fine del XIV secolo la torre del Papito sarebbe appartenuta ai Cesarini, i quali nel 1444 procedettero alla costruzione della loro residenza principale a fianco della torre sui precedenti possedimenti dei Montanari, dei Cesarini e degli Orsini. Tutti questi edifici di epoca medievale furono demoliti, a partire dal 1909, per la costruzione di una nuova zona residenziale di Roma capitale. Importanti reperti venuti alla luce durante le demolizioni portarono ad una campagna archeologica di scavi che scoperse i quattro templi romani, oggi visibili a piazza Argentina. L’idea della nuova zona residenziale fu abbandonata grazie ad una supplica inviata dall'archeologo Giuseppe Marchetti Longhi (1884-1979) direttamente a Benito Mussolini (1883-1945) che portò alla creazione di uno spazio archeologico nel 1929. Nel 1933, Antonio Mugnoz (1884-1960), isolò la torre dai resti dei fabbricati adiacenti (parti lasciate per garantire la stabilità della torre) e la restaurò in stile medievale suddivisa in quattro piani, come la vediamo oggi. Il portico che l’affianca non fa parte della torre. Mugnoz lo aggiunse prendendone, probabilmente, gli elementi costruttivi da una casa adiacente demolita per l’allargamento di via delle Botteghe Oscure. In un primo momento nella Torre fu ricavata la casa del guardiano che, con una scala ed un corridoio appositamente creati, poteva scendere direttamente all’Area Sacra. Oggi è in programma di aprire l’Area Sacra alla visita diretta del pubblico e la Torre del Papitto ne sarà l’ingresso e la biglietteria.
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