Violante de Fonseca fu sepolto (1625) nella cappella gentilizia dei Fonseca fatta costruire da suo padre, Antonio Fonseca (1530-1588), nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli (vedi Corso Rinascimento - Sant’Eustachio), tra il 1582 e il 1584. Alla cappella faceva capo l’Arciconfraternita della Resurrezione, approvata da papa Gregorio XIII (Ugo Boncompagni - 1572-1585), di cui Emanuele Fonseca era stato priore nel 1591 Tra i figli di Emanuele Fonseca, Simone (1605-1680), conservatore dell’Urbe e quindi ammesso alla nobiltà cittadina per il matrimonio con Diana Leonini, illustre famiglia di Tivoli, ebbe 11 figli. La famiglia risulta abitasse in una casa limitrofa dei Porcari, mentre il palazzo su piazza della Minerva venne affittato. Dal 1658, la famiglia risiedette a Tivoli, presso i Leonini, dove Simone morì nel 1680. Dopo la morte di Simone, la vedova, Diana Leonini, abitò direttamente nel palazzo a piazza della Minerva (1682). Nello stesso anno, il figlio di Simone, Pietro Paolo (1657-1729), sposò, ad Avignone, Margherita Caterina Gabriella de Fougasse de Feleon (+1717). Egli ebbe otto figli, e visse tra Avignone e Roma, dove si recava saltuariamente, lasciando la famiglia ad Avignone Il figlio di Pietro Paolo, Simone junior (1686-1749), arrivò a Roma, nel 1719, ma il suo soggiorno dovette interrompersi perché nel 1738 gli nacque, ad Avignone, il suo unico figlio maschio, Luigi (1738-1799?). Il palazzo, in questo periodo, venne affittato e abitato da membri della famiglia de´ Fonseca solo dal 1748 e dal 1749 vi abitò la vedova di Simone junior, Margherita Vitelleschi. Luigi (1738-1799?) arrivò a Roma nel 1747 e, nel 1798, assunse posti di responsabilità nella Repubblica Romana giacobina. Nel 1798, Luigi mise in vendita tutti i suoi beni, compreso il palazzo di piazza della Minerva (ad eccezione di una casa, in Parione, a via del Governo Vecchio n.62 - Vedi). Forse in fuga, verso la Francia (1799), potrebbe essere morto quell’anno. Nel 1822, il palazzo fu acquistato dalla famiglia Conti che, nel 1832, inaugurò l’albergo “Minerva”, che si può vedere ancora oggi. Nell’albergo soggiornarono il generale argentino José de San Martin (1778-1850) e Marie-Henri Beyle alias Stendhal (1783-1842) come ricordano le lapidi, qui di seguito.
|