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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza_della_Minerva-Chiesa_di_S_Maria_sopra_Minerva (4)

L’appellativo “sopra Minerva” proviene dall’errata convinzione che il Tempio di Minerva Chalcidica si trovasse sotto la nostra chiesa, mentre questo è stato recentemente situato al posto della chiesa sconsacrata di Santa Marta, in Piazza del Collegio Romano.
La chiesa prende origine da un modesto oratorio con un monastero annesso, dove papa Zaccaria (741-752) ricoverò delle suore Benedettine, fuggite da Nazianzo (Cappadocia), nel 750, per la persecuzione iconoclasta di Costantino V (741-775), detto per disprezzo, il Capronimo (Merdoso).
Per lo stato in cui l’edificio si era ridotto, le monache passarono a Santa Maria a Campo Marzio e, dopo che il convento fu riparato, Alessandro IV (Rinaldo di Jenne - 1254-1261) con la sua bolla del 24 settembre 1255, lo assegnò alle suore "Repentite" (donne che avevano vissuto in maniera dissoluta e che mostravano pentimento e intenzione di espiare i loro peccati ritirandosi a vita monastica), che vi rimasero circa 20 anni.
Con bolla di Giovanni XXI (Pietro di Giuliano - 1276-1277) del 3 novembre 1276, la chiesa, ch'era una dipendenza di Santa Maria in Campo Marzio, come si rileva dalla bolla di Celestino III (Giacinto Bobone Orsini - 1191-1198) del 7 maggio 1194, fu affidata "Priori et conventui fratrum praedicatorum de Urbe" (i Domenicani) e divenne parrocchia.
Niccolò III (Giovanni Gaetano Orsini - 1277-1280), nel 1280, fece iniziare la costruzione della chiesa, da frà Sisto (+1289) e fra’ Ristoro (XIII sec.), architetti di S. Maria Novella, che  resero una chiesa semplice e chiara, all’immagine della loro opera in Firenze.
Ma i lavori si fermarono, dopo la copertura a volta delle navate laterali finanziate (1295) da Bonifacio VIII (Benedetto Caetani - 1294-1303), principalmente a causa dello spostamento della sede papale ad Avignone (1309-1377).
Nel 1292, si era tenuto, nella chiesa, il primo di tre conclavi che, però, non si concluse alla Minerva, per i tumulti del popolo e il disaccordo dei cardinali, ma si concluse solo nel 1294 con l’elezione di Celestino V (Pietro Angeleri – 1294-1294) a Perugia.
Altri due conclavi seguirono, nel 1431 e nel 1447 che portarono all’elezione di Eugenio IV (Gabriele Condulmer - 1431-1447) e di Nicolò V (Tommaso Parentucelli - 1447-1455).
Solo nel 1453 i lavori della chiesa ripresero, con il finanziamento della copertura della navata centrale a volte a crociera e la ristrutturazione del convento,  a  carico  del  cardinale Juan de Torquemada (1388-1468). Contemporaneamente Francesco Orsini e il cardinale Domenico Capranica (1400-1458) finanziarono una prima facciata dello stile di quella di Santa Maria in Aracoeli.
Nella chiesa si riuniva l’Università della Lana, nel XIII e XIV secolo, infatti i “maestri della lana” (pettinatori e cardatori) tenevano  le loro botteghe principalmente nei Rioni di Pigna e Sant’Estachio(da fonte notarile).
Nel 1460, vi fu ospitata una confraternita che aveva lo scopo di “maritare, ovvero di dotare povere zitelle, per essere tale opera tanto necessaria e degna di lode, quanto è necessario e lodevole di conservare la pudicizia e proibire che molte anime, per la povertà o poca cura, non trabocchino nelle insidie e nei lacci del demonio”. Il cardinale Juan de Torquemada (1388-1468) ne fu protettore.
Nel XVI secolo, Giuliano (1445-1516) e Antonio (1484-1546) da Sangallo spostarono il coro, dal davanti dell’altare maggiore (tipica sistemazione medievale), al dietro dell’altare maggiore, inserito nella profondità dell’abside che fu realizzata, con l’acquisto di case limitrofe, per la messa in opera (1540) dei due cenotafi papali di Leone X (Giovanni de´ Medici - 1513-1521)  e  Clemente VII  (Giulio de´ Medici - 1523-1534).
Tra il 1559 e il 1569, il convento ed, in particolare il chiostro, di poco spostato per far posto alle cappelle del lato sinistro della chiesa, fu ristrutturato, per volere del primo titolare della nostra chiesa, il benedettino cardinale, Antonio Michele Ghislieri (1504-1572), poi papa Pio V (1566-1572), ad opera dell’architetto Guidetto Guidetti (+1564).
Il titolo, conservato fino ad oggi, era stato instaurato da papa Paolo IV (Gian Pietro Carafa – 1555-1559), nel 1557.
Nel 1559, furono bruciate dal popolo le carceri del Sant’Uffizio a Ripetta, Pio V (Antonio Michele Ghislieri - 1566-1572) le istituì alla Minerva (durante l’occupazione francese, tra il 1814 e il 1825, il convento fu pure utilizzato come prigione).
Nel 1567, alla dichiarazione di San Tommaso d’Aquino quale Dottore della Chiesa (“nummus non parit nummos” - il denaro non genera denari), il vescovo domenicano Juan Solano (1505-1580) finanziò l’ampliamento del convento e del collegio che fu chiamato “Collegium Divi Thomae”.
Per l’anno giubilare 1600, Carlo Maderno (1556-1629) ampliò l’abside e modificò la facciata realizzandola in mattoni e lasciandola allo stato grezzo. Soppresse la cappella di San Tommaso, a sinistra dell’Altare Maggiore, creando, al suo posto un ingresso posteriore alla chiesa per facilitare il deflusso dei pellegrini.
Nel 1627, fu smantellata la camera dove Santa Caterina da Siena era morta, nella vicina Piazza di Santa Chiara, che fu ricostruita e ricostituita (1630) accanto alla sacrestia della chiesa della Minerva.
Nel 1628, si riunirono nel convento: il Tribunale dell'Inquisizione e la Congregazione dell'Indice e il convento fu quindi il teatro del processo e della condanna di Galileo nel 1633.
Tra il 1558 ed il 1570, il generale dell’Ordine, Vincenzo Giustiniani (1520-1582), promosse l’ampliamento del convento e del collegio, portato a termine, tra il 1636 e il 1657, dal cardinale protettore, Antonio Barberini (1608-1671).
Durante i lavori fu ritrovato il piccolo obelisco che Lorenzo Bernini (1598-1680) pose sul dorso dell’elefante, monumento che caratterizza il sacrato della chiesa.
Nel 1700, il cardinale Girolamo Casanate (1620-1700) lasciò, per testamento, la sua biblioteca, composta da 25000 volumi, ai Domenicani della Minerva e una importante somma di denaro, con la condizione che i beneficiari ne facessero una biblioteca aperta al pubblico.
La biblioteca fu inaugurata nel 1701 ed una sala, per il pubblico, fu aperta, nel 1725, in via di Sant’Ignazio, dove è tuttora in funzione.
Nel 1725, in occasione dell’anno giubilare, per volere di Benedetto XIII  (Pietro Francesco Orsini - 1724-1730), domenicano, la facciata della chiesa fu completata da Filippo Raguzzini (1690-1771) e Carlo Marchionni (1702-1786), come la vediamo oggi.
Durante l’occupazione francese, dal 1798 al 1814, il convento fu tenuto da due reggimenti di fanteria e la chiesa adibita a stalla.
I Domenicani fecero ritorno, nel 1825, per restaurare il più urgente, ma è solo tra il  1848 e il 1855, che poterono restaurarla ad opera del confratello, fra’ Girolamo Bianchedi. In questa occasione fu realizzato un nuovo altare maggiore, atto a ricevere le spoglie di Santa Caterina da Siena, conservate, fino ad allora, nella cappella Capranica.
Nel 1873, il governo italiano espropriò il convento, per farne il Ministero delle Finanze, poi della Pubblica Istruzione, quindi di quello delle Poste, ed il collegio, nel 1884, trovò più tardi la sua nuova sede presso la chiesa di San Domenico e Sisto (Salita del Grillo) e cambiò il suo nome in “Angelicum”.
Con il Concordato (1929), i Domenicani riebbero la chiesa, non più parrocchia, e qualche locale di servizio, mentre il collegio e il convento ospitano, dal 1974 le biblioteche della Camera dei Deputati e del Senato, riunite dal 2007.

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