Pio V, pur essendo ligio alle prescrizioni del concilio di Trento (1545-1563), in particolare nell’abbandono del nepotismo dei Papi, nominò Michele Benelli “cardinale nipote” del Titolo di Santa Maria sopra Minerva, nel 1566, con l’incarico di Sovrintendente Generale dello Stato Ecclesiastico. Michele, che assunse il soprannome di “cardinale alessandrino” ereditato da quello del cardinale Michele Ghislieri divenuto Papa (Pio V) per la loro comune origine nella provincia di Alessandria, operò sempre sotto il controllo vigile del prozio, accentratore e sempre diffidente nei confronti di tutti i suoi collaboratori. Il nostro cardinale morì nel 1598 in condizioni economiche precarie, dati i limitati benefici ecclesiastici ottenuti dal “prozio padrone” e dovette contentarsi di un “humili sepulchro” nella chiesa della Minerva. Fu papa Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini – 1592-1605) che incaricò suo nipote, cardinale Pietro Aldobrandini (1571-1621) di erigere al cardinale alessandrino un “pulcherrimum sepulchrum”. Infatti, nel conclave del 1590, il cardinale Michele Bonelli aveva favorito l’elezione a Papa del cardinale Ippolito Aldobrandini, senza riuscirci, con il quale aveva stretto una solida amicizia durante la legazione che li aveva condotti in Spagna nel 1571. Il monumento funebre del cardinale Michele Bonelli fu portato a termine nel 1611, su progetto di Giacomo della Porta (1532-1602), da Silla Longhi da Viggiù (1569-1622) per la figura del cardinale disteso, da Stefano Maderno (1576-1636) per la statua della Prudenza (a destra) e da Pompeo Ferrucci (1565-1637) per la statua della Fede (a sinistra). (fonte: F. Federici e J. Garms, “Toms of illustrious italians at rome”:: Bollettino d’Arte, volume speciale, Roma 2010)
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