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Il cardinale Fazio Giovanni Santori (1447-1510) fu costretto da Giulio II (Giuliano Della Rovere - 1503-1513), che l’aveva fatto cardinale nel 1505, a cedere il nuovo palazzo, ancora non terminato, al nipote del papa, Francesco Maria Della Rovere (1490-1538), duca d’Urbino (1490-1538), che lo completò e ampliò ulteriormente. Nel 1601, Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini – 1592-1605) fece acquistare il palazzo al nipote, cardinale Pietro Aldobrandini (1571-1621) che chiuse (1640) il cortile bramantesco con le due ali mancanti. Nel 1647, il palazzo passò alla famiglia Pamphili con il matrimonio (1647) di Olimpia Aldobrandini Borghese (1623-1681 - sposata in prime nozze con Paolo Borghese), principessa di Rossano, con Camillo Pamphili (1622-1666), figlio di donna Olimpia Maidalchini (1591-1657) e di Pamphilio Pamphili (1563-1639). I Pamphili, nel 1652, fecero costruire i lati del palazzo che si affacciano su piazza del Collegio Romano, da Antonio Del Grande (1607-1679). Per l’ampliamento del palazzo, su piazza del Collegio Romano, fu necessaria la demolizione della chiesa e del monastero di San Ciriaco e Nicola, già dedicato a S. Stefano, che si trovava dietro l´abside di S. Maria in via Lata, “Sulla strada che dalla chiesa conduce al campo Camiliano“ (Piazza del Collegio Romano). Durante il pontificato di Agapito II (946-955), tre nobildonne romane, Marozia, Stefania e Teodora, fondarono sul luogo un monastero affidato ad una comunità di monache Benedettine con una chiesa dedicata, appunto, a S. Stefano. Il monastero rimase in funzione fino al 1451, mentre la chiesa rimase aperta fino al 1512. L´adiacente cimitero fu distrutto per fabbricare le stalle dei Doria. Nel 1671, fu celebrato nel palazzo il matrimonio di Anna Pamphili (1652-1728), figlia di Camillo Pamphili e di Olimpia Aldobrandini Borghese, celebrato nel palazzo, con Giovanni Andrea Doria Landi (1653-1737), genovese, figlio di Andrea Doria Landi (1628-1654), V principe di Melfi e di Violante Lomellini (1632-1708) e questo portò all’unione delle due casate (romana e genovese). Nella continuazione dei lavori, nel 1675, l’architetto Antonio Del Grande fu sostituito da, Giovanni Pietro Moraldi e Carlo Fontana (1634-1714), che completarono i lavori. Gabriele Valvassori (1683-1761) fu chiamato, nel 1731, da Giovanni Andrea Doria Pamphili Landi (1675-1737), VII principe di Melfi, figlio di Giovanni Andrea Doria Landi (1653-1737) ed Anna Pamphili (1652-1728), per la realizzazione di una nuova facciata su via del Corso. Nel 1743, Camillo Doria Pamphili Landi (?-1760), edificò la parte prospicente via del Plebiscito, tra il 1743 e il 1744, servendosi dell’architetto Paolo Amati (?-?). Nel 1760, con la morte di Girolamo Pamphili (1678-1760), principe di San Martino al Cimino e Valmontone, si estinse la famiglia Pamphili e il palazzo passò ai Doria, che assunsero anche il cognome della dinastia estinta, in modo che il palazzo si chiama oggi Palazzo Doria-Pamphili, ed è tuttora di loro proprietà. Il lato su via della Gatta è dell’architetto Andrea Busiri Vici (1818-1911).
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