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Dai locali del Collegio Romano con una “Congregazione della Comunione Generale”, condotta dal primo preposto, padre Niccolò Promontorio, i gesuiti per primi partivano dalla formazione di laici in grado di coadiuvare l’opera di evangelizzazione, con pratiche caratteristiche dell’opera dei Gesuiti, promovendo azioni di carattere emozionale e teatrale, con sermoni, processioni, confessioni e comunicazioni collettive. Succeduto al padre Promontorio, nel 1618, il padre Pietro Gravita (1587-1658), ottiene, dal preposto generale dell’ordine, Muzio Vitelleschi (+1645), nel 1630, un terreno, contiguo al Collegio Romano, che viene acquistato dai padri Camaldolesi, comprendente collegio e chiesa di S. Antonio de Forbitoribus (i Camaldolesi si spostarono nella chiesa di San Romualdo posta sul lato destro di palazzo Bolognetti, a Piazza Venezia), per la costruzione di un oratorio da cui sarebbe stato piu´ facile organizzare e lanciare azioni di apostolato nel contesto agnostico dei cattolici romani. Attorno all’oratorio, chiamato “Oratorio della SS Comunione Generale”, [terminato nel 1633 e dedicato a San Francesco Saverio, gesuita missionario nelle Indie, diretto dal padre Pietro Gravita (1587-1658)] si fcrearono nove congregazioni di laici formate da persone umili, ma anche da nobili e principi, che si impegnavano a diffondere la dottrina cristiana, coinvolgendo il massimo numero di persone del popolo. Nel 1658, alla morte del padre Gravita, l’oratorio (ed oggi anche la via), prese il suo nome, ma deformato, di “Caravita”. Le attività di divulgazione religiosa del Carovita erano strettamente riservate agli uomini e rigorosamente suddivise per classi sociali. I “Ristretti” costituivano il vertice di ciascuna attività di apostolato, animati per ceto sociale tra Clero, Nobiltà e Borghesia, a cui se ne aggiunse un quarto, nel 1657, denominatodi “San Luigi Gonzaga” che era riservato alla gioventù nobiliare ed all’alta borghesia. Nel 1707, Le donne, che erano state escluse fino ad allora dalle attività del Carovita, ottennero, limitatamente a quelle di derivazione nobile, di formare una “Congregazione delle nobili dame” che emulo´ le attività perseguite, con successo, dai rispettivi consorti e, nel 1786, anche le dame della ricca borghesia si riunirono in congregazione denominata, in rapporto alla precedente “Congregazione delle semidame”. Le attività dei “ristretti” e delle “congregazioni” erano chiamate “missioni” e, quando erano svolte in favore dei ceti più bassi della società, prendevano il nome di “gavette”! Tra il 1670 e il 1677, l’Oratorio fu completamente ricostruito da Giovanni Antonio de´ Rossi (1616-1695), come lo osserviamo oggi. L’oratorio fu poi restaurato nel 1870, a cura del padre Massaruti SJ. Nel complesso del Caravita, da una porticina aperta su via del Collegio Romano al n. 1, si accedeva ad un seminterrato che disponeva di una grande sala, con tre tavoli da ping-pong, prospicente un palco teatrale e di un’altra sala in fondo a quella grande, dove si poteva giocare a pallacanestro. Di fronte alle scale d’ingresso, si scendeva ad una camera, adibita a direzione della Congregazione Mariana della “Scaletta”, così chiamata perché, nei tempi passati era locata nella chiesa di Sant’Ignazio e vi si accedeva da una scala a chiocciola. La “Scaletta” aveva il compito tradizionale di fornire i “Paggetti di San Luigi Gonzaga” nel giorno della festa del santo, per montare la guardia sulla sua tomba. La “Scaletta” era la sezione giovanile della “Prima Primaria”, Congregazione Mariana cui facevano capo tutte le congregazioni mariane d’Italia e che era locata in via delle Paste al n. 107. Era tenuta dai padri Gesuiti, padre Marcello Nenci, alla Scaletta e Padre Insolera alla Prima Primaria, negli anni 1960-70. La prima Primaria si spostò poi a Sant’Andrea al Quirinale, con padre Gualberto Giachi, alla fine di quel periodo.
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