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Circa la chiesa, è documentato che nel XIV secolo esisteva, annesso all’ospizio nazionale degli Allemanni, un’oratorio che il rettore Giovanni Peters e sua moglie Caterina, avevano istituito nel rione Parione per i pellegrini di quella nazione. Nel novembre 1398, una concessione di indulgenze fu accordata da Bonifacio IX (Pietro Tomacelli - 1389-1404) il quale concorrerà per il completamento della conservazione dell'ospedale "sub vocabulo Santa Mariae Animarum"..."una cum oratorio, domibus separatis virorum et mulierum”. Nel 1406, nacque la Confraternita di Santa Maria dell’Anima, istituita da Innoenzo VII (Cosma Miglorati – 1404-1406), che prosperò rapidamente, grazie ai contributi della madre patria ed a quelli di cittadini Allemanni presenti a Roma, particolarmente numerosi, sia nel clero che nei laici, a partire dal papato di Martino V (Oddone Colonna – 1417-1431). Sotto Eugenio IV (Gabriele Condulmer – 1431-1447), la Confraternita decide di sostituire la precedente cappella con una chiesa, di stile gotico, a tre navate (si ipotizza che la larghezza totale della chiesa corrispondesse a quella dell’attuale navata centrale), con tre cappelle per parte, i cui lavori ebbero inizio nel 1431 e terminarono tra il 1443 e il 1449. Ma già nel 1499, l’esigenza di rappresentare la nazione allemanda all’altezza delle altre nazioni, che si apprestavano o che avevano già edificato chiese di grande rilievo (in particolare quella di S. Maria in Monserrato, per la nazione spagnola, del 1475), indusse la Confraternita a lanciare un importante programma di ampliamento della chiesa gotica. Johannes Burckardt (1445-1506), vescovo germanico (vedi Via del Sudario – Sant’Eustachio), originario di Niederhaslach, Provvisore della Confraternita, dal 1494, maestro di cerimonie pontificio e, quindi, personaggio di spicco della comunità allemanda, fu alla testa di questo movimento, per il quale fu necessario, come prima cosa, acquisire porzioni di terreno laterali, ai fini dell’ampliamento della chiesa. Il progetto prevedeva una chiesa a tre navate, coperte da volte della stessa altezza, separate da colonne, con abside profonda, dotata di coro. La posa della prima pietra avvenne nel 1500, per mano dell’ambasciatore di Massimiliano I (1493-1519), Matthias Scheidt (1440-151512), vescovo di Seckau ed i lavori iniziarono l’anno successivo (1501), con una esplicita preferenza per architetti e mano d’opera allemanni. Poi, un periodo di difficoltà economiche della Confraternita, porta all’arresto dei lavori, con la ricerca di maggiori entrate, specialmente dalla vendita delle “indulgenze” in Allemagna. Nel 1504, i lavori riprendono timidamente con l’impiego di maestranze e mano d’opera locali, reperite a Roma in quel momento, meno onerose, e proseguono a singhiozzo, con fasi non chiare tra l’avanzamento della parte nuova (la costruzione di due campate oltre le tre, già esistenti) e la demolizione o il riutilizzo della chiesa vecchia. I lavori prendono fine nel 1523, con il completamento del terzo ordine della facciata, in tempo per la fine del papato di Adriano VI (Adriaan Florenszoon Boeyens – 1522-1523), che vi fu sepolto e il cui stemma campa sulla facciata della chiesa, insieme a quello dell’imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo V (1519-1558). Della fase di costruzione non si conoscono i nomi degli architetti e degli scalpellini allemanni, mentre nei locali si incontrano Andrea Sansovino (1467-1529) piuttosto architetto che scultore e Bartolomeo Lante, di Fiesole, piuttosto scultore che architetto. Quanto all’autore di un progetto unitario, o di un architetto che abbia fortemente influenzato l’impianto complessivo dell’opera, svoltasi tra il 1500 e il 1523, si fece il nome di Giuliano da Sangallo (1445-1516) e di Bramante (1444-1514), senza però arrivare ad alcuna prova di una presenza stabile per entrambi. Nel 1527, con il sacco di Roma, la chiesa fu devastata dalle truppe di Carlo V, pur avendo lo stemma dell’imperatore, invasore, sulla facciata! I Lanzichenecchi tedeschi vi trovarono un ingente bottino, ciò che fece dire ai romani: "i Tedeschi non hanno salvato neanche i Tedeschi". Tra il 1798-99, l’occupazione Francese, con l’istaurazione della Repubblica Napoleonica di Roma, ridusse la chiesa in acquartieramento per la cavalleria. Con la restaurazione del 1815, caduto il Sacro Romano Impero, sorsero, nella nostra Confraternita di Santa Maria dell’Anima, problemi di convivenza tra gli Allemanni che erano divenuti Austriaci, Tedeschi, Olandesi, e Belgi Restaurata la chiesa, nel 1843, i primi ad uscirne furono i Belgi-Famminghi che ripararono a San Giuliano, in via del Sudario (Vedi – Sant’Eustachio), che divenne quindi San Giuliano dei Fiamminghi. Nel 1859, l’ospizio cedette il posto al seminario per sacerdoti studenti. Tra il 1875 e il 1882, fu restaurato l’interno della chiesa a spese della nazione tedesca. Gli Olandesi lasciarono, a loro volta, nel 1939, e si installarono in Borgo, presso la Chiesa di dei SS Michele e Magno (Vedi Borgo S. Spirito – Borgo). Dal 1954, la Confraternita, di diritto pontificio sin dai tempi di Innocenzo XII (Cosma Miglorati – 1404-1406), svolge compiti di orientamento per i gruppi di pellegrini che visitano Roma.
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