Il palazzo occupava lo stesso spazio dell’attuale Palazzo Braschi ed aveva il suo ingresso principale su Via S. Pantaleo ed un altro su Piazza Navona. Nel 1501, vi abitò il cardiale Oliviero Carafa (1430-1511), che posizionò la statua di Pasquino dove la vediamo oggi. Nel 1514, è la volta del cardinale Antonio Maria Ciocchi del Monte (1461-1533), che incaricò (1516) Antonio da Sangallo il giovane (1484-1546) di finalizzare la torre d’angolo sulla Piazza. Nel 1533, gli Orsini tornarono ad abitare il palazzo e nella metà del XVII secolo, lo fanno ristrutturare dall’architetto Orazio Torriani (1578-1657). Alla morte di Flavio Orsini (1620-1698), rimase erede la moglie Marie Anne de la Trémoille (1642-1722). Poco tempo dopo il palazzo passò a Cornelia Costanza Barberini Colonna (1716-1797) principessa di Palestrina e quindi ai Caracciolo, per matrimonio della figlia di Cornelia Costanza, Olimpia Colonna (1731-?), con Gennaro Maria Caracciolo, duca di Girifalco. Nel 1760, Pio VI (Braschi – 1775-1799) acquistò l’ex palazzo Orsini, e zone confinanti, per far costruire, dall’architetto Cosimo Morelli (1732-1812), l’attuale Palazzo Braschi. L’intenzione del papa era quella di edificare un edificio degno della casata e di insediarvi il nipote, Luigi Braschi Onesti (1745-1816), figlio di sua sorella Giulia (Sposata con il conte Giacomo Onesti), facendogli assumere anche il nome del casato Braschi che, altrimenti, si sarebbe estinto. Nel 1791, venne liberato il terreno dalle costruzioni esistenti ed i lavori iniziarono l’anno successivo per fermarsi, nel 1798, per l’occupazione di Roma da parte dei Francesi di Buonaparte. Il papa viene esiliato in Francia, dove morirà, l’anno successivo. Alla partenza dei Francesi, Luigi Braschi Onesti riprese i lavori e li finalizzò tra il 1802 e il 1804. Del 1806 sono gli stucchi dello scalone eseguiti da Luigi Acquisti (1745-1823). Nel 1816, muorì Luigi Braschi Onesti e gli eredi, a corto di mezzi, affittarono il palazzo. Vissero in questo palazzo: il cardinale Karl Kajetan von Gaysruck (1769-1846) e il cardinale Giuseppe Ugolini (1783-1867). Nel 1853, il palazzo ospitò la Legazione Sarda. Nel 1859, gli eredi di Luigi Braschi vendettero il palazzo ai Graziosi, ma la vendita venne annullata da un ricorso dei creditori e, alla fine saranno i Silvestrelli, maggiori creditori, ad acquisirlo. Nel 1860, vi venne organizzato un teatro, affidato all’Accademia Filodrammatica Romana. Nel 1871, i Silvestrelli vendettero il palazzo allo Stato Italiano. Nel 1930, il palazzo fu sede del Ministero degli Interni e, della Federazione Fascista dell’Urbe. La banda Bardi-Pollastrini, che imperversò nella capitale, aveva sede a Palazzo Braschi. Nel dopoguerra (1949), vi furono alloggiate delle famiglie di sfollati, che contribuirono a degradare le condizioni dell’edificio. Dal 1952 al 1987, fu la sede del “Museo di Roma”, gestito dal Comune, che disponendo di pochi mezzi, chiuse i battenti nel 1987. Nel 1990, lo Stato ha ceduto al Comune di Roma il palazzo Braschi. Il “Museo di Roma” ha riaperto le sue porte nel 2002 ed è oggi uno dei migliori musei della capitale.
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