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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza_della_Chiesa_Nuova-Oratorio_dei_Filippini (2)

Questi edifici, essendo in condizioni di non agibilità, intorno al 1570, furono acquistati dal cardinale Pierdonato Cesi (1522-1586), per farne dono all’ordine dei Filippini, al fine di permettere la costruzione della nuova chiesa di Santa Maria in Vallicella e dell’ampio oratorio adiacente.
I primi progetti di Martino Longhi il Vecchio (1534-1591), del 1586-1587, non ebbero seguito. Più tardi, tra il 1621 e il 1622, compare l’architetto Mario Arconio (1575-1635), che inizia l’opera, poi, tra il 1624 e il 1629, la costruzione della sacrestia e del convento, proseguono con l’architetto Paolo Maruscelli (1594-1649).
Ma, dal 1636-1637, i padri Filippini avevano incaricato del progetto e della realizzazione dell’oratorio Francesco Borromini (1599-1667), che, proponendosi di riunire l’oratorio in un solo complesso, con convento e sacrestia, frutto delle precedenti realizzazioni, trovò una soluzione finale di indubbia potenza.
I lavori cominciarono nel 1637: La facciata su Corso Vittorio fu realizzata tra il 1641 e il 1643, mentre la facciata su Piazza dell’Orologio (già Piazza di Monte Giordano), viene eseguita tra il 1647 e il 1650.
Nel 1652, Borromini si dimette. Fin dall’inizio, l’Ordine dei Filippini, aveva sempre chiesto una maggiore semplicità nelle soluzioni architettoniche (La curvatura e l’aggetto della facciata su Corso Vittorio furono notevolmente ridotte rispetto al progetto borrominiano), mentre il Borromini intendeva, attraverso l’opera, celebrare la magnificenza dell’Ordine, creando un complesso dalle apparenze vicine ad un palazzo gentilizio.
Lo sostituisce, l’architetto Francesco Righi (+1662 c.) unico discepolo del Borromini, a cui, nel 1662, succederà Carlo Rainaldi (1611-1691) che portò a termine l’opera nel 1675.
Nel 1870, l’oratorio fu sequestrato dal Regno d’Italia, per destinarlo a funzioni di tribunale.
In questo periodo,  le condizioni  fisiche degli edifici e delle opere d’arte subirono gravi deterioramenti.
Nel 1880, fu aperto il Corso Vittorio Emanuele, ciò che liberò l’oratorio e chiesa dal dedalo di viuzze circostanti.
Nel 1922, nell’Oratorio vi furono  trasferiti gli Archivi del Comune di Roma e l’Istituto per il Medio Evo. Nel 2000, vi fu installata la “Casa delle Letterature”.
Nel 1981, il Comune dette la concessione dei locali della carbonaia del convento, su Via dei Filippini, per l’apertura di un Teatro, il Teatro dell’Orologio, che è tutt’oggi in funzione.

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