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Il cardinale Raffaele Riario (1461-1521) che era stato nominato camerlengo nel 1483, alla morte del cardinale Guillaume d’Estouteville (1403-1483), andò prima ad abitare nel palazzo in piazza dell’Apollinare, ma, creato commendatario di S. Lorenzo e Damaso, passò nel palazzo annesso alla chiesa, che volle demolire, anche se già abbellito dal cardinale Ludovico Scarampi Mazzarota (1401-1465), per iniziare la costruzione del suo palazzo personale in piazza della Cancelleria. Durante i lavori prese alloggio nel palazzo, ora Altems, offerto dallo zio Girolamo Riario (1443-1488), nipote di Sisto IV (Francesco Della Rovere – 1471-1484), ed appartenente alla vedova di lui, Caterina Sforza (1463-1509). La costruzione ebbe inizio nel 1485 e fu effettuata in buona parte coi travertini del Colosseo, con le pietre dell'arco trionfale di Gordiano, ritrovati all’incrocio tra via Gaeta e via Goito e dell’Hecatonstylon, il teatro di Pompeo (le 44 colonne del portico) e coi travertini degli antichi bagni, che esistevano nella villa Cerretta, che era ad est delle terme Diocleziane. Le due colonne che fiancheggiano il portone, appartenevano al Settizonio. Il finanziamento dei lavori fu sopportato in parte dal cardinale Riario, per 60.000 scudi, vinti ai dadi (vedi testo) al nipote del papa Innocenzo VIII (Giovanni Battista Cybo – 1484-1492), Franceschetto Cybo (1450-1519), e 120.000 scudi presi in prestito dal banchiere romano Jacopo Galli, e, in parte, da suo cugino, papa Giulio II (Giuliano Della Rovere – 1503-1513). L’attribuzione del progetto sembra doversi attribuire ad un “collegio” di artisti, che sulla base di un progetto iniziale, attribuito a Antonio Montecavallo (presente a Roma nel 1484) hanno tutti contribuito al risultato finale. Si parla di Andrea Bregno (1418-1506), fratello di Antonio Montecavallo, Baccio Pontelli (1449-1494), Giuliano da Sangallo (1445-1516) o Antonio da Sangallo il vecchio (1455-1534), ma anche, in fasi avanzate dei lavori, di Donato di Angelo di Pascuccio (1444-1514), detto il Bramante. Nel 1495 si insediò nella chiesa il Capitolo degli officianti e nel 1496 il cardinale si insediò nel palazzo. Nel 1517, il cardinale Riario è coinvolto, insieme ai cardinali Alfonso Petrucci (1491-1517) e Bandinello Sauli (1494-1518) nella congiura volta ad uccidere Leone X, per avvelenamento. I tre cardinali furono arrestati e trasferiti a Castel Sant’Angelo: il cardinale Petrucci venne condannato a morte per strangolamento, mentre il Sauli comprò per 150.000 scudi, il suo rilascio, così come il Riario che pagò 50.000 scudi e si impegnò a lasciare il suo palazzo, appena compiuto, in eredità alla Camera Apostolica. Incamerato il palazzo, dopo la congiura, Leone X (Medici - 1513-1521), vi collocò, da allora, gli uffici della Cancelleria Apostolica, che era in precedenza nel palazzo Sforza in via dei Banchi Vecchi. Dopo il sacco di Roma del 1527, che devastò ed incendiò parte del palazzo, il cardinale Alessandro Farnese (poi papa Paolo III – 1534-1549) rinnovò l’edificio, servendosi di Domenico Fontana (1543-1607), che, in particolare, concepì il nuovo portone d’ingresso e di Giorgio Vasari (1511-1574), che dipinse la sala “dei cento giorni”. Il cardinale Pietro Ottoboni (1667-1740), dal 1689 al 1740, vicecancelliere di Santa Romana Chiesa e, pertanto residente a Palazzo della Cancelleria, introdusse alla Cancelleria una notevole nota culturale, provvedendo alla costruzione di due teatri, il teatro domestico e quello di rappresentanza ad opera dell’architetto Filippo Juvara (1668-1736), tra il 1709 e il 1710. Il cardinale fu mecenate di numerosi artisti e promosse, a l’interno della Cancelleria ben quattro centri musicali: nella chiesa di San Lorenzo e Damaso, nella più grande sala del palazzo, la sala Riario, e presso i due teatri da lui costruiti nel palazzo. Il direttore dei concerti era Arcangelo Corelli (1653-1746). Tra il 1798 e il 1799, durante la dominazione francese, la chiesa fu destinata ad aula della corte di giustizia e sul portone del palazzo si vede ancora inciso: “Corte Imperiale”. Nel 1848 il governo pontificio vi ospitò il Parlamento (al primo piano, nella sala affrescata da Giorgio Vasari), che si trasformò, subito dopo l’assassinio di Pellegrino Rossi (1787-1848), primo ministro di Pio IX, e la fuga a Gaeta del Papa-Re, nella Costituente della Repubblica Romana. Nella stessa sala furono indette (29 dicembre 1848) le elezioni a suffragio universale (21-22 gennaio 1849), il 9 febbraio 1849, fu promulgata la Costituzione della “Repubblica Romana” e la fine del potere temporale dei Papi. Dal 1850 vi tornò la Cancelleria Apostolica, fino al 1870, e riprese il suo posto, dopo il concordato del 1929. Nel 1967, Paolo VI (Giovanni Battista Montini – 1963-1978) abolì la Cancelleria ed il palazzo venne occupato dal Tribunale Apostolico della Rota Romana, istituita da Paolo VI nel 1908, organo giudicante della Sede Vaticana, che vi risiede tuttora.
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