La genesi della chiesa e del monastero dell’Annunziata è legata alla nascita della Confraternita dei Catecumeni e dei Neofiti che aveva come vocazione la conversione degli ebrei e dei mussulmani. Fondata nel 1542, aveva la chiesa di San Giovanni in Mercatello (dopo il 1665 detta San Venanzio) e, dal 1562, per concessione di Pio IV (Giovanni Angelo Medici – 1559-1565), un monastero in via Margana che era dedicato alla Vergine Annunziata nel quale si conducevano i convertiti verso i voti religiosi (vedi via Madonna dei Monti – Monti). Tra il 1566 e il 1567, al fine di aumentare la capacità dell’istituto e separare le convertite dai convertiti, Pio V (Antonio Michele Ghislieri – 1566-1572) destinò il ramo femminile al complesso di San Basilio al Foro di Augusto, di epoca medievale (955). Sul luogo una chiesa fondata sui resti del tempio di Marte Ultore ed un complesso di fabbriche, delle quali le più antiche, limitrofe all’arco dei Pantani, erano appartenute ai monaci basiliani che avevano fondato la primitiva chiesa e una parte “nuova” appartenuta ai Cavalieri di San Giovanni (oggi di Malta) che si erano traferiti sull’Aventino già nel XIV secolo. Il complesso di questi edifici, abbandonati prima dell’arrivo della Confraternita dei Neofiti, era stato affittato ad un mercante di legname, certo Marcantonio Cosciari, che ne aveva fatto il deposito della sua mercanzia, rendendoli, oltre al tempo, in uno stato di deperimento avanzato. L’insediamento della Confraternita e delle suore Domenicane, risultò quindi particolarmente oneroso, tanto che Pio V contribuì alla spesa iniziale (1750 scudi) lasciando il proseguo alla Confraternita. Ad aiutare la Confraternita nel ripristino della chiesa e degli edifici fu determinante l’appoggio del cardinale Guglielmo Sirleto (1514-1585), protettore della medesima dal 1565. Nel 1587, una lettera di Pompeo Ugonio (1550-1614) attribuisce a merito del cardinale Sirleto l’esecuzione di notevoli lavori per la fabbrica della chiesa, dei refettori, di una cisterna, delle cantine, dei dormitori e di altri servizi, oltre che di un muro di cinta che permettesse la clausura delle suore Domenicane. I Lavori furono ultimati probabilmente alla fine degli anni ’60. La composizione della chiesa è descritta da Francesco Silla, notaio della Confraternita dei Catecumeni, “La chiesa di S. Basilio hora dell’Annuntiata, è posta passata la porta grande del monastero con un altar grande, et un’altro piccolo, e con due campane, con organo et un poco di sacrestiola, et vi sono molte belle reliquie, e fra l’altre un braccio di S. Basilio coperto de argento”. Nel XVII e XVIII secolo l’attività decorativa della chiesa conosce momenti di rilancio e completamento, con interventi in affreschi, quadri ed opere che andranno ad abbellire l’interno della chiesa. Un coro ligneo di Clemente Bevilacqua nel 1637, l’affresco del lunotto dell’altare maggiore (Assunzione della Madonna) e di quello di controfacciata (Natività della Madonna) e la volta, opere di Marco Tullio Montagna (1594-1649), del 1639, e le pareti laterali affrescate con scene della vita della Madonna e di San Basilio, dallo stesso pittore, terminate nel 1641. Nel 1927, viene deciso lo scavo dei Fori Imperiali e le suore domenicane si dovranno rifugiare in Santa Maria in Selci, portando con se tutto quanto è possibile trasportare, tra cui il coro ligneo e un quadro intitolato all’Annunciazione di Gaetano Lapis (1706-1773) che aveva sostituito, sull’altare maggiore, quello, sullo stesso tema, oggi andato perduto.
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