Il Senato romano, alla morte della consorte dell’imperatore Antonino Pio, detta Faustina maggiore divinizzata, le dedicò questo tempio, nel 141 (la dedica si trova sull’architrave del propileo - (DIVAE FAVSTINAE EX S[enatus] C[onsulto]). Nel 161, alla morte dell’imperatore divinizzato, il Senato aggiunse alla dedica di Faustina quella di Antonino Pio (aggiungendo una riga sovrastante la prima (“DIVO ANTONINO ET). Al tempio, sopraelevato rispetto alla via Sacra che le passa davanti, si accedeva da una lunga gradinata con al centro un altare in laterizio (di cui resta traccia). Il propileo, della larghezza del tempio, era definito da sei colonne sul fronte e da due per lato. Le colonne erano di stile corinzio di 17 m. di un solo pezzo, di marmo cipollino proveniente da Karystos (isola Eubea-Grecia). Forse intorno al VII o VIII secolo (il primo documento che cita la chiesa è il “Liber Census” di Cencio Camerario del 1192), in quel luogo, dove si pensava fosse stato giudicato e condannato San Lorenzo, fu costruita una piccola chiesa con piccolo campanile a vela, all’interno del Propileo, come una piccola casa che ne occupava solo una parte appoggiata al lato sinistro tamponato del patio. Nel catalogo di Cencio Camerario (1192), si parla di un monastero”Mirandi” che si presume fosse accanto alla nostra chiesa dallo stesso predicato (Sco. Laurentio Mirand’ II sol). Nel basso medio evo si parla di “collegio di preti secolari” legati al vescovado di Sabina. Una Torre, denominata “in Miranda”, è citata in un documento della chiesa di Santa Maria Nova, del X secolo. Questa torre è, probabilmente quella disegnata dal Bufalini (1551) nella sua pianta di Roma, nell’angolo posteriore destro del tempio di Antonino e Faustina e si può immaginare che abbia avuto poi funzioni di campanile per la chiesa. Urbano V (Guillaume de Grimoard – 1362-1370) autorizzò la demolizione della parete di fondo del tempio romano per recuperare i marmi necessari per la costruzione della Basilica Lateranense. Intorno al 1430, Martino V (Oddone Colonna – 1417-1431) concesse la chiesa all’Università degli “Aromatari” (antenati dei farmacisti che preparavano e vendevano erbe medicinali) i quali ricostruirono la chiesa, occupando interamente l’antico tempio romano e aggiungendo tre cappelle esterne per lato. Nel 1499, gli Speziali costruirono, contiguo alla chiesa, un ospedale per i propri sodali. Per la visita a Roma di Carlo V (1519-1558) si sentì la necessità di ristabilire la visibilità dei pochi templi romani del Foro Romano che era ancora largamente interrato e ricoperto da numerose case medievali. In questa occasione (1536), le case medievali furono demolite e, in particolare, il tempio di Antonino e Faustina fu liberato delle cappelle laterali esterne (che furono riportate internamente alla cella del tempio) per il recupero del profilo originario del tempio romano (lo spazio liberato del Foro divenne il “Campo Vaccino” per il mercato di bestiame che vi si teneva). Tra il 1542 e il 1546, Paolo III (Alessandro Farnese – 1534-1549) fece cavare dal tempio tutti i marmi residui che lo rivestivano per impiegarli nell’edificazione di San Pietro. Tra il 1601 e il 1602, l’Università degli Aromatari incaricò l’architetto Orazio Torriani (1578-1657) di ricostruire la chiesa, con il vincolo di preservare il profilo esterno dell’antico tempio. I lavori durarono dal 1613 al 1720, probabilmente in considerazione dei limiti esterni imposti all’architetto, di alcuni lavori che riguardarono l’ospedale e dei mezzi a diposizione, mentre la realizzazione della facciata barocca, durò tra il 1721 e il 1726. Ne nacque la chiesa che vediamo oggi. Tra il 1801-1876 furono eseguiti importanti scavi archeologici che portarono il Foro Romano al suo antico livello. Per il Tempio di Antonino e Faustina, il livello fu abbassato fino alla platea del primitivo tempio romano, rendendo inagibile l’ingresso della chiesa che si ritrovò a sei metri d’altezza (oggi si entra da un ingresso laterale). Il complesso è ancora oggi presidiato dal Collegio dei Chimici e dei Farmacisti.
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