Nel 1658, Camilla Orsini Borghese, vedova del principe Marcantonio II Borghese (1598-1658), nipote di Paolo V (Camillo Borghese - 1605-1621), dopo aver assolto i suoi doveri di moglie e di madre e potendosi, in fine, dedicare ad una vita di religiosa (aspirazione che aveva avuto fin dalla tenera infanzia), cominciò a coltivare l’idea di fondare un nuovo monastero di clausura a Roma. Supportata dal consiglio del generale dei Gesuiti, padre Giovanni Paolo Oliva (1600-1681) e da Maria Teresa di Gesù (al secolo Ippolita Colonna – 1614-1676) superiora del convento delle Carmelitane Scalze a Sant’Egidio in Trastevere, Camilla espresse il suo desiderio di fondare un monastero di “Turchine” a Roma alla priora del Monastero dell’Annunziata di Genova, Maddalena Centurione (1591-?). La priora genovese incoraggiò il progetto e Camilla intraprese allora la ricerca di un terreno adatto alle esigenze del monastero. Seguì un lungo periodo di scambi epistolari con Genova e con il padre Oliva, fino all’individuazione di un terreno prossimo a Santa Maria Maggiore, approvato dalle parti fine 1668. Il monastero genovese, per la realizzazione del monastero di Roma, acquista il terreno con i fondi messi a disposizione dalla principessa Camilla (80.000 scudi romani), presso il notaio Paluzzi (9 ottobre 1670). Si apre, così, la fase del progetto che è affidato agli architetti Carlo Rainaldi (1611-1691), “architetto della principessa Borghese”, ed a Marco Antonio Pioselli (post 1693), “architetto misuratore”. Intervennero lunghe discussioni sul progetto, specialmente da parte del monastero genovese che voleva assicurarsi della conformità del progetto alle regole dell’Ordine. La posa della prima pietra intervenne l’8 settembre 1671, presieduta e benedetta dal cardinale Giacomo De Angelis (1610-1695), vicereggente della diocesi di Roma. Il 23 aprile 1676, la chiesa, a navata unica con tre altari, fu consacrata, dallo stesso De Algelis. Tre suore della comunità genovese presero possesso del monastero il 27 aprile, accompagnate da Camilla Orsini Borghese che, un anno dopo, vestì l’abito turchino, sotto il nome di Maria Vittoria e, dopo due anni, ne divenne priora. Le suore resteranno nel monastero fino al 1872, quando, espropriate dallo Stato Italiano, saranno costrette a rifugiarsi in via della Lungara al n. 231 (sul terreno della villa Farnese) per otto anni e, dopo un vasto pellegrinare, collocarsi definitivamente (1939) in via Portuense al n. 771, dove risiedono tuttora. Dal 1872 il monastero fu destinato ad uso caserma, mentre la chiesa divenne la sede dell’Associazione Nazionale dei Paracadutisti d’Italia.
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