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Papa Liberio (352-366), constatato l’effettivo avverarsi del sogno, costruì questo santuario, aggiungendo un’abside ad un grande tempio pagano, preesistente, nelle vicinanze del Monte Cespio, ma non è provato che questo tempio si trovasse proprio nello stesso luogo dell’attuale basilica, anche se non può essere totalmente escluso, data l’incertezza delle prove disponibili. Ottanta anni dopo, il concilio di Efeso (431) aveva condannato la teologia di Nestorio (381-451- Separazione della natura umana e divina di Cristo e maternità di Maria del solo Gesù-uomo) e di Pelagio (360-420 - Il peccato originale attribuibile ai soli Adamo ed Eva e non alla loro progenie) e aveva definitivamente affermato il ruolo di Maria nell’acquisizione della natura umana di Cristo. [Efeso: «Noi quindi confessiamo che il nostro signore Gesù figlio unigenito di Dio, è perfetto Dio e perfetto uomo, (composto) di anima razionale e di corpo; generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, nato, per noi e per la nostra salvezza, alla fine dei tempi dalla vergine Maria secondo l'umanità; che è consostanziale al Padre secondo la divinità, e consostanziale a noi secondo l'umanità, essendo avvenuta l'unione delle due nature. Perciò noi confessiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un solo Signore.»]. Sisto III (432-440), divenuto papa subito dopo le conclusioni del concilio di Efeso, aveva voluto rendere visibile, in Roma, il ruolo centrale della Madonna, dedicandole una nuova basilica sul Monte Cespio (Esquilino), là dove si trova ancora oggi. Di questa basilica, del V sec., ci sono pervenuti in particolare: l’essenziale della struttura, l’arco trionfale e una buona parte dei mosaici lungo la navata centrale. Papa Eugenio III (Bernardo dei Paganelli - 1145-1153), monaco cistercense (benedettino) fece edificare il primo portico su una facciata che era allora simile a quella dell’Ara Coeli [Gregorio XIII (Ugo Boncompagni – 1572-1585) raddoppiò poi le colonne del portico medievale]. Nicola IV (Girolamo Masci – 1288-1282), francescano, realizzò una nuova abside (quella che si vede oggi), discosta (transetto) dall’arco trionfale di Sisto III, demolendo l’abside primitiva, che, invece, si appoggiava all’arco stesso, e i mosaici della facciata, in gran parte ancora visibili dietro il portico di Ferdinando Fuga (1690-1782). Inoltre, in onore di San Francesco santo fondatore dell’ordine cui Nicola IV apparteneva, egli dette incarico ad Arnolfo di Cambio (1235-1302) di realizzare un presepio in una cappella, situata la dove oggi sorge la Cappella Sistina, con la stessa disposizione della grotta della natività a Betlemme (oramai caduta in mano ai saraceni), animandola di personaggi quali la sacra famiglia, il bue e l’asinello, ed i Re Magi (personaggi che sono pervenuti fino a noi, tranne il personaggio della Madonna con il Bambino che si è perduta ed è stata sostituita da quella attuale che è della fine del XVI sec.). La cappella prese il nome di “Cappella del Presepe” anche perché vi venivano conservate le reliquie della culla e delle fasce di Gesù neonato (oggi esposte nella confessione ’dell’altare maggiore). Nel 1453, venne nominato arciprete della basilica il cardinale Guillaume d’Estouteville (1403-1483) che, grande mecenate, fece coprire le capriate a vista nelle navate laterali e del transetto con volte a botte e incaricò Mino da Fiesole (1429-1484) di erigere un ciborio marmoreo a protezione dell’altare maggiore. Il soffitto a cassettoni della basilica, ricoperto con foglie ’d’oro, proveniente dai primi carichi provenienti dalle colonie sud-americane, dono grazioso dei reali di Spagna, si deve ad Alessandro VI (Rodrigo Borgia 1492-1503), all’epoca cardinale arciprete della basilica, succeduto a Guillaume d’Estouteville; il soffitto fu terminato durante il suo pontificato. Alla riforma di Lutero, del 1517, ed al Sacco di Roma operato dall’imperatore Carlo V, del 1527, la Chiesa Cattolica reagì con il concilio di Trento (1545-1563). La Controriforma comportò un rilancio tanto nella fede quanto nella programmazione di opere nuove che interessarono anche la basilica di Santa Maria Maggiore. In questo contesto, si deve a Sisto V (Felice Peretti - 1585-1590), francescano, la costruzione della cappella del SS Sacramento a destra dell’altare maggiore, al posto della primitiva “Cappella del Presepe”, per opera di Domenico Fontana (1543-1607). L’importanza della Cappella del Presepe costrinse il Fontana ad impegnarsi, con il capitolo della basilica, a garantirne l’integrità. La geniale soluzione del Fontana fu quella di collocare il “Presepe” al centro della nuova cappella davanti all’altare, in una sorta di confessione della cappella stessa. Alla Cappella Sistina si aggiunsero: la Cappella Sforza, probabilmente su disegno (1562) di Michelangelo Buonarroti (1475-1564), commissionata a Tiberio Calcagni (1532-1565) e Giacomo della Porta (1532-1602) dal cardinale arciprete della basilica (1553-1564) Guido Ascanio Sforza (1518-1564) e la Cappella Cesi commissionata (1566-1570) a Guglielmo della Porta (1515-1577) dal cardinale Federico Cesi (1500-1565) e dedicata a Santa Caterina d’Alessandria. Anche l’esterno della basilica, tra il 1572 e il 1590, subì radicali adattamenti ed aperture di nuovi assi stradali e piazze (davanti e dietro la basilica) sotto Gregorio XIII (Ugo Boncompagni – 1572-1585) e Sisto V (Felice Peretti – 1585-1590). In particolare l’apertura di via Merulana (adattamento lineare della precedente via Gregoriana) e l’apertura delle piazze, avanti e dietro la basilica, comportarono ampie demolizioni tra cui numerose chiese ed oratori (S. Agnese ad duo Furna, S. Andrea Catabarbara, S. Andrea de Fractis, SS. Cosma e Damiano all’Esquilino, S. Luca all’Esquilino). Poco tempo dopo la morte di Sisto V (+1590), il cardinale arciprete della basilica Domenico Pinelli (1541-1611) fece eseguire dei dipinti, tra le finestre della navata centrale (le vite parallele di Maria e di Gesù, dall’Annunciazione alla morte della Madonna) e restaurare i mosaici di Sisto III, spesso sostituendo i mosaici perduti, o integrando i deteriorati, con tecniche pittoriche. Appena eletto papa, anche Paolo V (Camillo Borghese – 1605-1621), domenicano, aveva incaricato Flaminio Ponzio (1560-1613) della realizzazione di una cappella celebrante la famiglia Borghese, da posizionarsi di fronte alla Cappella Sistina a spese della primitiva sacrestia (che fu spostata dove è oggi). Alla morte di Flaminio Ponzio (+1613), la cappella fu terminata dal fiammingo Ian van Santen (1550-1621), detto il Vasanzio. Il completamento della cappella comportò l’apertura di un arco nel colonnato della navata centrale in corrispondenza sia della Cappella Sistina che della Cappella Paolina. L’apertura di questi due archi comportò la perdita di tre mosaici del V secolo per parte. Di questo periodo è anche la realizzazione dell’edificio (canonica) sulla destra della facciata della basilica. Nello stesso anno (1613) viene spostata l’unica colonna intera, superstite della basilica di Massenzio, che fu innalzata davanti alla basilica mariana l’anno successivo. Su di essa viene posta una statua bronzea della Madonna, opera del francese Guillaume Berthelot (1570-1648). Tra il 1669 e il 1675, Clemente IX (Giulio Rospigliosi – 1667-1676) fa realizzare da Carlo Rainaldi (1611-1691) l’attuale facciata posteriore della basilica e la sistemazione della piazza. Più tardi, tra il 1741-43, Benedetto XIV (Prospero Lorenzo Lambertini – 1740-1758) dette mandato a Ferdinando Fuga (1699-1781) di riprogettare il portico medievale e di riordinare l’interno della basilica. Progettando il nuovo magnifico portico, il Fuga si sforzò di non cancellare i mosaici della facciata (XIII sec.) e all’interno si preoccupò di rendere uniformi le altezze e i diametri delle colonne, aggiunse dei pilastri nelle navate laterali, in corrispondenza delle colonne della navata centrale, nei quali costituì degli altari e realizzò il ciborio che sovrasta l’altare maggiore in sostituzione di quello medievale. Nel 1735, viene anche realizzato l’edificio a sinistra della facciata della basilica nello stile e in simmetria con quello di destra costruito da Flaminio Ponzio (1560-1613). Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti – 1846-1878) incaricò Virginio Vespignani (1808-1882) di rimodellare la “confessio” della basilica. Il risultato fu ammirevole ma, ancora una volta, cancellò ogni traccia medievale dalla cripta. Lo stesso papa emanò, nel 1854, la Costituzione Apostolica “inneffabilis deus” nella quale sanciva il dogma dell’Immacolata Concezione. In memoria di questo Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci – 1878-1903), nel 1883, fece porre all’ingresso della cripta una statua orante di Pio IX rivolta alla reliquia della culla di Cristo, opera dello scultore Ignazio Jacometti (1819-1883).
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