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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza di San Francesco di Paola - Palazzo Borgia (5)

Le imposte dell’arco, realizzate con blocchi di tufo, tipiche dell’VIII secolo, appartenevano al Palazzo dei vescovi tiburtini.
La muratura a fasce bianche e nere, alla base dell’edificio, ricorda quella della Torre dei Conti, quella del campanile di Sant’Agata dei Goti e di uno dei palazzi del complesso dei Santi Quattro Coronati. Si potrebbe quindi ipotizzare, senza riscontri documentari, la proprietà del palazzo ai Conti intorno all’X-XI secolo.
La costruzione della torre è del XII secolo ed oggi funge da campanile della chiesa di San Francesco di Paola.
Alla fine del XV secolo il palazzo e la vigna furono di proprietà di Vannozza Cattanei (1442-1518), amante di Alessandro VI (Rodrigo Borgia - 1492-1503), che vi tenne numerose feste sfarzose dove ricevere “Sua Santità”. È probabilmente per questo che il palazzo viene oggi erroneamente chiamato “Borgia”.
Il palazzo fu anche dei Frangipane, dei Montanari, dei Margani e, in ultimo, dei Cesarini, che inglobarono la torre nel palazzo e la tennero fino al 1568.
In quell’anno, Giovan Giorgio Cesarini (1549-1585) vendette il palazzo al cardinale Zaccaria Delfino (1527-1583).
Nel 1571, Giuliano Orsini lo vendette a Giuliano Cesarini, figlio di Giovan Giorgio.
Nel 1593, il palazzo fu venduto a Carlo Cremona, patrizio milanese, naturalizzato “cittadino romano” in quell’anno, figlio di Alessandro Cremona e di Ersilia Visconti.
Qualche anno dopo, il palazzo torna di proprietà dei Cesarini che lo affittano a Giovanni Battista Crescenzi (1577-1635).
Nel 1623 accadono una serie di fatti che riguardano il monastero di San Francesco di Paola:
- I Crescenzi divengono proprietari del palazzo;
- Nello stesso anno, lo alienano al padre Giovanni Pizzullo della Terra della Regina (1534-1621), dei frati minori e canonico di S. Lorenzo in Damaso;
- Il P. Pizzullo muore, lasciando il bene al proprio Ordine, con il vincolo di costruire una nuova chiesa dedicata al santo fondatore.
Tra il 1624 e il 1630, si realizza una prima cappella, adiacente il collegio, ampliata, tra il 1645 e il 1650, ad opera di Pietro Morandi, per la munificenza di Olimpia Aldobrandini Pamphili (1623-1681).
Si succedono periodi di ristrettezze finanziarie e solo nel 1723, Francesco Zavaroni (1672-1740), generale dell’Ordine, fa eseguire una serie di lavori, dal rifacimento dei tetti, all´ampliamento del convento e al completamento del secondo piano della facciata della chiesa, per mano di Luigi Barattone, che mette fine ai lavori di tutto il complesso, così come si presenta oggi. La chiesa fu consacrata da Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini – 1724-1730) nel 1728.
Una lapide, all’interno della chiesa parla di lavori di restauro fatti eseguire da Leone XII (Annibale Clemente della Ghenga – 1823-1829) nel 1826.
Nel 1870, vengono applicate a Roma le leggi dello Stato Piemontese, emanate nel 1866-1867, che prevedono la soppressione degli ordini e delle congregazioni religiose e la confisca dei loro beni. Anche il monastero dei monaci minimi di San Francesco di Paola diviene proprietà del Comune di Roma.
Nasce, in conseguenza di questo, un Ente laico di studi intitolato a “Giovanni Pizzullo”, che ospita, nell’immobile, il Regio Istituto Tecnico di Roma, dal 1871 al 1909.
Sulla proprietà di questo immobile, nacque un contenzioso tra il Comune di Roma e la Provincia di Cosenza (i minimi e San Francesco di Paola sono calabresi) che si risolse, nel 1883, con una convenzione che, da una parte, riconosceva la proprietà della Provincia sull’immobile, dall’altra, stipulava un contratto di affitto di 24 anni (1883-1907) col Comune di Roma.
Nel 1886, venne fortemente modificata la topografia dei luoghi con lo sbancamento dovuto alla costruzione di Via Cavour. L’edificio ne risentì con numerose crepe che determinarono l’intervento in solido della proprietà, su sollecito del Comune di Roma.
Nel 1909, avvenne lo spostamento del Regio Istituto Tecnico in un nuovo edificio, capace di accogliere una scolaresca sempre più numerosa e situato all’angolo tra via Cavour e via degli Annibaldi, con il nuovo nome di “Istituto Leonardo da Vinci”.
Nel 1939, il Governatorato di Roma riconobbe la piena proprietà del complesso ai frati minimi, contro un periodo di affitto di 30 anni (1939-1969) e diede la disponibilità dei locali all’Istituto Nazionale del Restauro che vi si insediò e vi rimase fino al 2010, quando i frati minimi rifiutarono di rinnovare il contratto d’affitto che dal 1969 era stato prorogato a “conta gocce”. L’istituto ha oggi la sua sede definitiva nel complesso di San Michele a Trastevere.

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