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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza_di_S_Clemente-Basilica_di_S_Clemente-Basilica_IV_secolo (19)

Segue testo:

Nel centro è posto San Clemente che, aperte le braccia, sta verosimilmente dicendo l’“Amen” finale della messa che ha celebrato.
Sulla destra un gruppo di laici (senza tonsura) davanti ai quali c’è Teodora, accompagnata da un’ancella, che guarda il marito Sisinio condotto da alcuni servi perché divenuto cieco, punito da Dio per aver insultato San Clemente che credeva avere una relazione con Teodora.
Nel secondo livello inferiore: è raffigurato Sisinio “amicum Nervae imperatoris”, marito di Teodora ancora pagano, che vuole arrestare San Clemente. Nella scena si vede San Clemente, trasformato in pesante colonna, che i servi di Sisinio (Carboncello, Albertello e Gosmari), cercano di sollevare. sotto il suo comando.
Si tratta di un vero e proprio documento antesignano di un fumetto, infatti a lato dei personaggi appaiono delle scritte in volgare che rappresentano ciò che i personaggi dicono (o ciò che gli viene detto) in quel momento.
Solo le parole di San Clemente sono scritte in latino e poste in modo da formare una croce: “Duritiam cordis vestris, saxa trahere meruistis” (meritaste di tirare un sasso per la durezza dei vostri cuori).
Sisinio, a destra della scena, incita Carboncello a usare un palo per sollevare la colonna: “Falite dereto co lo palo Carvoncelle” (vagli dietro col palo, Carboncello!) e Albertello a tirarla: “Albertelle trai” (tira Albertello) ma poi, nel vedere il fallimento dei suoi servi, impreca: “Fili de le pute trahite” (figli di puttana, tirate!). Tutto è costruito per convincere il popolo che il “Sacro” è superiore a qualunque potere.

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