Francesco de Foschi trasformò la casa paterna in chiesa, intorno al 1418, dedicandola a San Bernardo di Chiaravalle e alla Santa Vergine Assunta e formando, intorno a questa chiesa, una Compagnia (1440) formata da sacerdoti e da laici per l’esercizio di pratiche di carità in favore dei poveri e degli infermi, tanto che la chiesa assunse il nome di “San Bernardo della Compagnia”. L’aspetto della chiesa rimase quello della casa dove era stata creata, con pochissimi abbellimenti interni ed esterni, quale si può constatare in una stampa del 1565 del sacerdote fiammingo Lieven Cruyl (1634-ante 1720). Nel giardino della ex-casa fu impiantato un piccolo cimitero per i sodali della Compagnia. Il modesto aspetto della chiesa fu “compensato” dal dono di Eugenio IV (Gabriele Condulmer – 1431-1447) che fece trasferire, dalla cappella di San Lorenzo del Sancta Santorum del Laterano, un’immagine creduta miracolosa della Madonna che faceva accorrere un gran numero di pellegrini. La Confraternita di San Bernardo restò nella chiesa di Francesco de Foschi fino al 1585, anno in cui, su invito di Sisto V (Felice Peretti – 1585-1590), si prodigò, presso la chiesa di Santa Susanna, per la creazione del monastero per le suore Cistercensi, per la creazione di case per vedove e per orfane, su terreni, donati dal Papa, dietro alla chiesa di Santa Susanna. La chiesetta del Foschi rimase allora una cappella devozionale dedicata alla Vergine Assunta. Tra il 1694 ed il 1695, Innocenzo XII (Antonio Pignatelli di Spinazzola – 1691-1700) la consegnò alla Confraternita del SS Nome di Maria. La vittoria del Sacro Romano Impero [comandata dall’imperatore Leopoldo I (1658-1705)] e della Confederazione Polacco-Lituania (1683) [comandata da Giovanni III Sobieski (1674-1696)], sull’esercito Ottomano [comandato dal Pascià Karà Mustafà (c.1635-1683)] che aveva assediato Vienna, segnò la fine dell’espansionismo Ottomano in occidente. Durante l’assedio, il confessore di Leopoldo I, fra’ Marco d’Aviano (1631-1699), aveva incitato i soldati ed il popolo di Vienna a confidare nella Madonna. Per conseguenza, da parte cattolica, si volle riconoscere la vittoria come una grazia concessa dalla Madonna e papa Innocenzo XI (1676-1689) istituì la festa del Santissimo Nome di Maria l’anno della vittoria (1683). La Confraternita omonima nacque, nel 1685, presso la chiesa di Santo Stefano del Cacco, tenuta dai padri Silvestrini e rimase in quella chiesa fino al 1694. L’anno successivo si spostò nella chiesetta di San Bernardo della Compagnia, da lungo tempo abbandonata e ridotta in cattivo stato. La Confraternita del Santissimo Nome di Maria ristrutturò l’edificio. Tra il 1736 e il 1741, la nuova Confraternita acquistò il terreno adiacente la vecchia chiesa e fece costruire una chiesa molto più ampia ad opera dell’architetto Antoine Dérizet (1685-1768). La nuova chiesa, a pianta leggermente ellittica, è sovrastata da una grande cupola supportata da un tamburo molto alto; possiede sei altari ed un campanile a vela, dietro la chiesa, con due campane. Il progetto prevedeva tre ingressi che, per questioni di stabilità della cupola, furono ridotti ad un solo ingresso centrale. La vecchia chiesa fu demolita nel 1748 Nella chiesa fu custodita l’insegna di comando strappata al Visir Karà Mustafà il 12 settembre 1683, giorno della liberazione di Vienna. Con ogni probabilità, sul terreno della vecchia chiesa di San Bernardo, sul fianco destro della chiesa, fu eretto un oratorio tra il 1812 e il 1815, ad opera di Giuseppe Valadier (1762-1839). Legata, come abbiamo visto, alla vittoria dell’assedio di Vienna sugli Ottomani, la chiesa fu patronato dei Borboni d’Austria fino al 1915 (le luminarie sono tuttora supportate da aquile bicipiti).
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