Sulla riva del fiume, datato del I secolo, permane un molo commerciale sommerso che ha funzionato fino al medio evo, di modo che molo, chiesa e case circostanti costituirono un piccolo borgo. Alla chiesa, a navata unica (l’aula cui fu aggiunta un’abside) sfruttò la facciata del sepolcro (che è quindi ancora visibile) si accede tramite una doppia scala. La chiesa aveva sul fianco un portico ad arcate, oggi tamponate per la creazione di locali di servizio, che permetteva l’ingresso diretto nella cripta, dove erano conservati i corpi dei Santi Ciro (medico di Alessandria d’Egitto - III sec. - 303) e Giovanni (soldato di Edessa, oggi Urfa in Mesopotamia), suo discepolo, ambedue martiri sotto Diocleziano (284-305), cui la chiesa era dedicata. La derivazione del nome “Passera” non è conosciuta con certezza, sembra sia dovuto ad una storpiatura popolare del nome “Abba Ciro” (padre Ciro) con la sequenza: Abbas Cirus, Abba Ciro, Appaciro, Appacero, Pacero, Pacera, Passera. Dal 1054, la chiesa appartenne al monastero di San Ciriaco in via Lata fino alla sua soppressione nel 1435, quando passò alla chiesa di Santa Maria in via Lata.
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