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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza_di_Porta_Maggiore-La_Porta (11)

Nel punto in cui l´acquedotto in questione attraversava le vie Prenestina e Labicana, che biforcavano subito dopo la porta Esquilina (L´arco di Galieno – vedi Via di San Vito-Monti), si dovette modificare il passo delle arcate dell´acquedotto per poter scavalcare le due vie.
Questo tratto dell´acquedotto fu realizzato in travertino ed ebbe un aspetto monumentale, come si può osservare ancora oggi.
La porta supportava due canali distinti: il superiore per l´acquedotto “Ania Nuovo” (realizzato negli stessi tempi di quello Claudio ma più lungo del primo – 87 km); l´inferiore per l´acquedotto Claudio.
Sulle fasce superiori della Porta Maggiore ci sono tre scritte in corrispondenza dei due canali e della base di questi: La prima dedicata a Claudio (41-54 d.Ch.), nella fascia superiore; La seconda a Vespasiano  (69-79 d.Ch.),  che  lo  restaurò  nel 71 d.Ch.; La terza a Tito  che intervenne ancora nell´81 d.Ch.
Nel III secolo Roma non era più al sicuro da incursioni nemiche sulla città, per questo l´imperatore Aureliano (270-275 d.Ch.) intraprese e terminò la costruzione di una cinta muraria intorno a Roma che la preservasse dal pericolo.
Come numerosi monumenti che furono inglobati nelle mura aureliane (La piramide di Caio Cestio, Il circo Castrense, La Porta Tiburtina, etc.) anche l´acquedotto Claudio, nel tratto di Porta Maggiore, ne fece parte e fu così che le due arcate che sorpassavano le vie Prenestina e Labicana divennero porte delle mura di Roma.
Nel 402, l´imperatore Onorio (395-423 d.Ch.) volle rinforzare la difesa della Porta Maggiore e, per questo predispose, esternamente alla porta, un bastione formato da due torri, a base quadrata, ai lati dei due fornici, e di una torre, a base circolare, tra i due fornici.
Questa ultima torre inglobò il monumento funebre di Eurisace, il fornaio (vedi Piazzale Labicano-Monti), costruito nel 30 a.Ch., quando ancora non esistevano né l´acquedotto (52 d.Ch.), né le mura aureliane (275 d.Ch.).
A causa del livello più basso della via Labicana, rispetto a quello della via Prenestina, il complesso simmetrico del bastione non ebbe, sul piano estetico-architettonico, un risultato dei più brillanti (era brutto a vedersi, entrando a Roma!).
Poco prima dell´invasione degli Ostrogoti, nel 537, il fornice della via Labicana (quello sinistro, per chi entra a Roma) fu murato, insieme ad altri, al fine di ridurre lo sforzo della difesa della città e poi, nel tempo così rimase.
Nel 1838, Gregorio XVI (Bartolomeo Alberto Cappellari – 1831-1846) fece rimuovere le strutture onoriane, restituendo così l´aspetto primitivo delle porte aureliane e, tuttavia, restringendo i due fornici con porte più piccole e merlate, incastonate nei fornici originali.
Nella parte di mura a sinistra della porta, per chi entra a Roma, è conservata la parte alta dei bastioni onoriani sui quali sussiste una scritta che conserva il nome del generale Stilicone (359-408) a dispetto della “damnatio memoriae” e della sua condanna a morte decretata dall´imperatore Onorio (vedi Piazzale Labicano-Monti).
Nel 1915, il Comune di Roma, demolì le porte merlate di Gregorio XVI e nel 1956, nella sistemazione delle Piazze di Porta Maggiore e Labicana, riprese i livelli originali, sotto le due porte, ritrovando il basolato romano sotto la Porta Labicana.

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