Via Alessandrina (ora via dei Fori Imperiali) (R. I – Monti) (ne resta oggi un tratto, sulla destra di via dei Fori Imperiali, andando verso Piazza Venezia, che va dal largo Corrado Ricci fino al Foro di Traiano)
La via ha preso il nome dal Cardinale Michele Bonelli detto l’Alessandrino, nipote di Pio V (Antonio Michele Ghislieri - 1566-1572)
Oggi ne rimane un piccolo tratto che diverge da via dei Fori imperiali [1] a partire da via Cavour, fino alla colonna traiana..
Con la parte di via Alessandrina ancora esistente confinava il giardino delle Suore dell'Annunziata che, mentre dalla parte di Piazza del Grillo-via Tor de' Conti era sostenuto dal muro fabbricato da Augusto, dall'altro lato, sulla via Alessandrina si appoggiava ad un muro di mattoni che per una decina di metri sovrastava la suddetta via.
Nella parte scomparsa sotto via dei Fori imperiali si ricordano due chiese una, Santa Maria in Campo Carleo, all'altezza della "Strada di Campo Corleo", l'altra Sant'Urbano a Campo Corleo annessa al Monastero delle Monache Cappuccine, su via Alessandrina non distante dalla prima:
Santa Maria in Campo Carleo – dall’Armellini: "Elencata nel catalogo di Torino del XV secolo, la chiesa fu anche chiamata in "Spolia Christi” (il nome fu dato a tutta la regione contigua anche detta "Spolia Christi” alias in Campo Carleo prope Forum Nervae – 1555), perché sulla porta principale era raffigurata una immagine del Salvatore spogliato dagli ebrei. Antichissima, assunse i diritti della vicina chiesa dei SS. Ciro e Giovanni, corrotta dal volgo in S. Passera [2] come si legge in una bolla di Sisto V”.
Narra il Bruzio che vi furono deposte temporaneamente le reliquie di San Marco, nella solenne processione fatta sotto Eugenio III (Bernardo dei Paganelli - 1144-1145).
L'unica navata, lunga circa 60 palmi, con l'abside dipinta, portava ritratta la Santissima Vergine; immagine che Sisto V aveva sostituito sulla porta della chiesa all'altra delle spoglie del Cristo.
Sotto Alessandro VII (Fabio Chigi - 1655-1667) scavandosi in alcune sepolture, si ritrovarono i fondamenti e le vestigia dell'antica chiesa, che si trovava, al principio di via Alessandrina, più bassa e diversamente orientata. Ciò che conferma la sua antichità, perché fa supporre che fosse edificata al piano del Foro Traiano.
Rovinata dal tempo, fu rialzata e consacrata dal cardinale Colonna, vicario di Clemente XIII (Carlo Rezonico - 1758-1769). Venne demolita dal Comune di Roma nel 1864 [3]. Annesso alla chiesa un monastero.
Sant'Urbano a Campo Corleo - Delle monache Capuccine - Giacoma Bianchi, gentildonna romana, nel 1264 ottenne da Urbano IV (Jacque Pantaleon - 1261-1264) la permissione di edificare un monastero e chiesa in onore di Sant'Urbano I, papa e martire, in questo luogo dove essa possedeva diverse case. Vi collocò alcune religiose, le quali quindi furono trasferite altrove. Il cardinale Baronio ottenne questo locale da Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini - 1592-1605) a fine che alle giovinette (le "sperse di Sant'Eufemia"), che si educavano nel vicino conservatorio di Santa Eufemia, qualora il volessero, qui gli fosse dato di poter vestire l'abito religioso delle Cappuccine di Santa Chiara. Perciò non vi si ammisero, che quelle giovani educate in Santa Eufemia.
Il cardinale camerlengo di Santa Romana Chiesa suol essere il protettore, sia di questo, che del conservatorio in Santa Eufemia, ora trasferito altrove. La chiesa fu spesso restaurata, e la sua facciata è disegno di Mario Arconio (1575-1635). Negli interni il quadro dell'Annunziata si reputa essere opera del Muziani. - Quello dell'altare maggiore, con i freschi laterali, ed il Santo Urbano al di fuori sono lavori di Sebastiano Ceccarini.- Il San Carlo, San Nicolò, e San Francesco nell'altro altare sono del Cavaliere Ottavio Leoni. La festa di Sant'Urbano vi si celebra il 25 maggio. (Da Roma e suoi contorni – di Giuseppe Melchiorri – Roma 1868)
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[1] ) La via dei Fori Imperiali, già dell'Impero, fu inaugurata il 28 ottobre 1932, nel decennale dell'Era Fascista.
[2] ) Vedi Piazza e Salita del Grillo (Monti).
[3] ) La chiesetta fu fatta demolire da Pio IX.
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