Vicolo dello Sdrucciolo (R. III – Colonna) (da via dell'Impresa a via del Corso)
"Appositamente vien chiamato sdrucciolo, perché essendo costrutto in pendio, ed anche selciato, si rende facile, a chi lo transita, lo sdrucciolare". (Rufini - 1847).
Tra piazza Colonna e via del Campo Marzio c’era tutto un paesetto montagnoso, piuttosto piccolo borghese e popolano. La via dell’Impresa, in salita, da Piazza Colonna (fra Palazzo Chigi e il Parlamento), il vicolo dello Sdrucciolo (dal Corso), con una doppia scala, ascendevano la cima della piccola collina che, allo sbocco di via della Missione (dimezzata, inizia anche adesso dalla via degli Uffici del Vicario), cominciava a discendere, piuttosto bruscamente, alla via del Giardino (ora via del Giardino Theodoli). Colla costruzione del nuovo palazzo del Parlamento, il “paesetto” è completamente scomparso, rimane solo un piccolo tratto della via della Missione e dello Sducciolo.
Il vicolo oggi è perfettamente in piano e, come allora, è fiancheggiato dai palazzi Chigi e Verospi [1] che vi elevano rispettivamente i fianchi sinistro e destro.
I baroni Verospi, nobili coscritti romani, edificarono il palazzo su disegno di Onorio Longhi (1569-1619) nel 1606. Un restauro fu fatto dagli Specchi nel 1704, passò poi ai Torlonia, e nel 1906 al Credito Italiano che ridusse l’edificio a propria Sede.
Vi abitò nel 1821 Percy Bysshe Shelley che vi scrisse il Prometeo e la Beatrice Cenci.
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[1] Vi era il caffè degli Scacchi.
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