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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via Sant’Andrea delle Fratte (R. III – Colonna) (da via della Mercede al Largo del Nazzareno)

Tutta la regione posta a destra, tra la chiesa di Sant’Andrea delle Fratte e le pendici del Pincio (collis hortolorum), si chiamò ‘inter hortos” o “infra ortos” o “de capo le case” ed anche “in Pincis”. La chiesa, finché nel XV sec. si chiamò “della Fratta”, aveva tali attributi.

Posseduta dalla nazione scozzese, prima dello scisma di Enrico VIII (1534), fu poi demolita e riedificata ed ebbe un ospizio chiamato, nel XVI sec., “l’ospedale” per antonomasia.
Dopo la Confraternita del SS Sacramento, la chiesa fu data nel 1585 ai Frati Minimi [1] da Gregorio XIII (Ugo Boncompagni - 1572-1585), i quali vi abitano ancora.

Riedificata nel 1612 dai Del Bufalo, restò incompiuta fino al 1826, quando fu finita la parte superiore della facciata, da Pasquale Belli (1752-1833) e intonacato il campanile [2] del Borromini (1559-1667).

Gli angeli dell’altar maggiore erano stati fatti dal Bernini (1598-1680) per il ponte Sant´Angelo, ma gli furono rifiutati da Clemente IX (Giulio Rospigliosi - 1667-1669).

È sepolta nella chiesa la pittrice Angelica Kauffmann (1741-1807) che nella sua epigrafe afferma di essersi scelta quella tomba per rimanere vicina al consorte (il secondo), pur avendo diritto alla gloria del Pantheon (accidenti alla modestia).

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[1] )           "Gli Frati di Paolo Calabrese stanziavano (abitavano) co’ li Frati Francesi nella Trinità dei Monti. Vennero in rissa, furono scacciati gli Calabresi et si ricoverarono a Santa Andrea delle Fratte, quale gli fu concessa da Gregorio XIII (1572-1585). L’ampliarono et principiarono una bella chiesa, quale fu fatta da Ottavio Del Bufalo (Scriveva nel 1522 il Castiglione che: "M. Agnol Del Bufalo, uomo del marchese di Mantova, che si vantava di vincere a scacchi la Marchesana"). "Vi fecero un bel convento e quelli contorni che erano sorti cinti di fratte, si sono habitati e vi si sono fatti belli palazzi case e chiese".

[2] )            Ogni volta che suona la campana grande, “l’una che sta in cima, al dondolare del sacro bronzo, nonostante che trovisi assai lontano da esso, muovesi vibratamente avanti e indietro, a segno da incutere timore di vederla cascare, a chi la guarda”.

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Lapidi, Edicole e Chiese nella piazza:

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