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La datazione della chiesa dipende, quindi, da quando l’insula è stata dismessa. Altri elementi di datazione, non decisivi, sono due vasche, una rotonda ed una rettangolare, che sono state trovate sul fianco destro della chiesa, dietro il campanile. La vasca rotonda è riconosciuta come battistero della primitiva chiesa paleocristiana (e ne fornisce il livello), mentre la rettangolare, demolita al momento della costruzione del battistero, era una fontana che poteva trovarsi o su una via pubblica o nello spazio privato dell’insula. Anche questi elementi, uniti alla datazione di ceramiche ritrovare in discariche, relative all’insula (IV sec.) e al battistero (300 d.Ch.), non consentono una datazione precisa e pongono il probabile arco temporale della sua fondazione tra il 350 e il 500 d.Ch.. L’unico elemento che parlerebbe di San Lorenzo in Lucina, nel 366, è l’elezione, assai contrastata, di Damaso I (366-374), ma, anche qui, non è certo che l’indicazione della basilica si riferisca a quella di cui si tratta. Secondo il Liber Pontificalis, la chiesa paleocristiana fu restaurata a più riprese da Benedetto II (684-685) e da Adriano I (772-795), fino alla distruzione della medesima, nel 1084, ad opera dei Normanni di Roberto il Guiscardo (1015-1085). La sua ricostruzione (1112) è dovuta a papa Pasquale II (Raniero Ranieri – 1099-1118) e la sua prima consacrazione (1130 – Vedi lapide portico) fu dell’antipapa Anacleto II (Pietro Pierleoni +1138), rinnovata, nel 1196 (vedi lapide portico), da papa Celestino III (Giacinto Bobone Orsini – 1191-1198). Il campanile risalirebbe all’epoca della seconda consacrazione. Tra il 1281 e il 1287, il cardinale Ugone Atratus di Evesham (+1287) fece costruire, a sinistra della basilica, guardando la facciata, un palazzo, per i cardinali titolari, che, nel 1624 fu acquistato dal principe Michele Peretti (oggi Palazzo Fiano-Ottoboni – Vedi Piazza di San Lorenzo in Lucina). Nel 1606, Paolo V (Camillo Borghese – 1605-1621) affida la basilica ai frati “Caracciolini” e, nel 1650, sotto Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphili – 1644-1655), il P. Raffaele Aversala, preposito dell’Ordine, fece ristrutturare l’interno della basilica, in stile barocco, ad opera di Cosimo Fanzago (1591-1678), che chiuse le navate laterali, per ricavarne delle cappelle gentilizie, che furono “affittate” alle casate nobili (l’ultima cappella fu arredata nel 1779). Tra il 1663 e il 1665, fu costruito il convento, a destra della basilica (guardando la facciata), ad opera di Carlo Rainaldi (1611-1691) e di Carlo Bizzaccheri (1656-1721). Nel 1858, papa Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti – 1846-1878) intervenne pesantemente, facendo rinnovare completamente l’arredo interno dall’architetto Andrea Busiri Vici (1818-1911), aggiungendo due cappelle, ai lati del presbiterio. Nel 1873, la chiesa fu espropriata dallo Stato Italiano, ma i “Caracciolini”, furono autorizzati a restare, fino al loro trasferimento (1906) alla chiesa di Sant’Angelo in Pescheria, al Portico di Ottavia. La chiesa è oggi officiata da sacerdoti secolari diocesani.
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