Verso la fine del secondo conflitto mondiale (intorno al 1945), Alberto Alessi (1911-1991), cresciuto in qualche orfanotrofio della capitale perché figlio di padre ignoto, divenuto ricco con una attività commerciale di forniture militari, acquistò il palazzo. Alla sua morte (1991) lasciò i suoi beni ai poveri di Roma, non avendo dimenticato la condizione e la durezza dei suoi primi anni di vita. Uno dei suoi modi di dire è riportato nella lapide posta accanto al portone (vedi foto seguente).
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