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Nelle Terme agrippiane erano compresi: un tempio dedicato a Nettuno (posto in corrispondenza di via della Palombella), una piazza circolare, corrispondente all’aula dell’attuale Pantheon e un tempio di forma rettangolare che occupava la superficie del pronao dell’attuale Pantheon, rivolto verso la piazza circolare e dedicato a tutti gli Dei. Il Pantheon di Agrippa (quello al posto del pronao) fu danneggiato da un incendio nell’80 d.Ch. e restaurato dall’imperatore Domiziano (81-96) e, di nuovo, distrutto da un fulmine nel 110, sotto Traiano. La costruzione di un nuovo Tempio [alcuni attribuiscono il progetto a Apollodoro di Damasco (50/60-130)], secondo un nuovo progetto che corrisponde al Pantheon attuale (che rivolge l’ingresso verso Nord), fu forse iniziata da Traiano (98-117), ma portata a termine dall’imperatore Adriano (117-138) che, sulla base dei timbri ritrovati sui mattoni dell’edificio (il Pantheon), si crede lo abbia costruito “ex novo”, tra il 118 e il 125. Fu quindi Adriano che pose sul frontone del tempio la scritta: “M[ARCUS] AGRIPPA L[UCII] F[ILIUS] CO[N]S[UL] TERTIUM FECIT” in onore di Marco Vipsanio Agrippa. Nel 202, l’imperatore Settimio Severo (193-211) e suo figlio (co-imperatore – 198-211) Caracalla (211-217) restaurarono il tempio ed aggiunsero sul frontone la scritta: “IMP[erator] CAES[ar] L[ucius] SEPTIMIUS SEVERUS ... ET IMP[erator] M[arcus] AURELIUS ANTONINUS... PANTHEUM VETUSTATE CORRUPTUM CUM OMNI CULTU RESTITUERUNT”. Nel 395, l’imperatore Teodosio I (379-395) emanò ben quattro editti per vietare la pratica della religione antica nei templi pagani che furono chiusi. Teodosio II (405-450) comandò la distruzione di tutti i templi pagani in tutto l’Impero Romano e più tardi, nel 435, comandò che i templi superstiti fossero trasformati in chiese cristiane. A Roma, l’applicazione di questi editti conobbe alcune difficoltà legate alle credenze ancora pagane del Senato, in aspra opposizione all’imperatore ed al cospicuo numero di templi la cui distruzione avrebbe posto notevoli problemi semplicemente logistici. Dopo l’editto di Teodosio I, il Pantheon fu, probabilmente, usato come aula magna per circa due secoli. Nel 608, l’imperatore bizantino Foca (602-610) fece dono del Pantheon a papa Bonifacio IV (608-615) che lo consacrò come chiesa dedicata alla Madonna ed ai SS Martiri (Santa Maria ad Martires), nel 609. Nel 663, un altro imperatore bizantino, un po’ meno ben disposto, Costante II (641-668), fece asportare le tegole di bronzo dorato della cupola che furono sostituite da Gregorio III, nel 735, con tegole di piombo. Nel X secolo la chiesa di Santa Maria ad Martires fu resa parrocchia. Nel 1087, l’imperatore Enrico IV (1084-1105) elesse come antipapa, in contrapposizione a Clemente VII (Ildebrando di Soana – 1073-1085), un certo Guilberto Guilberti (c.1027-1100), arcivescovo di Ravenna, col nome di Clemente III (1080-1100), il quale si asserragliò all’interno del Pantheon e resistette agli attacchi dei Papi legittimi, da Vittore III (Dauferio Epifani Del Zotto – 1086-1087), fino a Pasquale II (Rainerio Raineri di Bleda – 1099-1118). La sua morte, nel 1100, liberò la Chiesa Cattolica ed il Pantheon. Durante il medioevo molte costruzioni di commercio (casa e bottega) e case civili furono addossate al Pantheon. Nella parte destra del pronao, tamponato dal muro di una casa, scomparvero le tre colonne che non sono più state ritrovate. Nel 1270, fu aggiunto un piccolo campanile, sopra il culmine del timpano. Durante la cattività avignonese dei Papi (1309-1377) la chiesa fu sconsacrata e tornò ad essere un fortilizio al servizio dei baroni romani (Colonna o Orsini) che si contendevano il potere sulla città con scontri quasi quotidiani. Al ritorno dei Papi a Roma, la chiesa fu restituita alle sue funzioni religiose e Martino V (Ottone Colonna – 1417-1431) volle bonificare l’edificio del Pantheon facendolo liberare dalle costruzioni che lo circondavano. L’opera fu ultimata da Eugenio IV (Gabriele Condulmer - 1431 - 1447) che liberò il Pantheon dalle case che erano davanti al pronao, al fine di crearvi una piazza, e da quelle che si trovavano su tutto il suo perimetro tranne la casa che era stata costruita sulla destra del protiro perché, mancando le tre colonne, sosteneva il protiro stesso. Nel 1520, fu sepolto nel Pantheon Raffaello Sanzio (1483-1520) ma, in seguito, non si seppe più dove fosse realmente la sua tomba. Solo nel 1833, dopo febbrili ricerche la salma fu ritrovata e posta, dove la troviamo oggi, sotto la statua della Madonna del Sasso, da Antonio Muñoz (1884-1960), nel 1911. Nel 1625, Urbano VIII (Maffeo Barberini – 1623-1644) fece togliere le travi di bronzo, di epoca romana, dal pronao del Pantheon (furono sostituite in legno) e ne fece fare ottanta cannoni per Castel Sant’Angelo. Nello stesso tempo, incaricò Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) di integrare una prima nuova colonna (il cui capitello è ornato da un’ape, simbolo araldico della casata Barberini) al posto di quella mancante (la prima in facciata, alla destra del Protiro) e di eseguire due campanili simmetrici sul fronte della chiesa, al posto dell’unico campanile medievale, che era centrale, sopra il timpano della facciata, con un risultato perlomeno dubbio, tanto che i campanili furono soprannominati “Le orecchie d’asino”. Alessandro VII (Fabio Chigi - 1655-1667), integrò le ultime due colonne mancanti nel lato destro del patio (il cui capitelli sono ornati dal simbolo araldico della casata Chigi) con due colonne di granito rosso provenienti dalle vicine Terme di Nerone. Lo stesso papa fece abbassare il livello della piazza al livello di calpestio del pronao, dato che, nel tempo, il terreno circostante si era rialzato tanto da risultare più alto del livello del Tempio (in epoca romana, per raggiungere il livello del pronao era necessaria una corta scalinata). I tasselli che si notano sulle colonne perimetrali del pronao sono dovuti al risarcimento dei fori che fissavano un cancello [posto da Clemente IX (Giulio Rospigliosi – 1667-1669)] che chiudeva il pronao e che impediva ai commercianti di invaderlo con le loro bancarelle. Agli inizi del XVIII secolo, Clemente XI (Giovanni Francesco Albani - 1700-1721) incaricò Alessandro Specchi (1666-1729) di progettare un nuovo altare maggiore. Benedetto XIV (Prospero Lorenzo Lambertini – 1740-1758) fece rinnovare, nel 1749, la decorazione marmorea delle pareti interne del Tempio ad opera dell’architetto Paolo Posi (1708-1776) che modificò il disegno di epoca romana. Nel 1824, Leone XII (Annibale Clemente della Genga – 1823-1829) mise fine al ruolo parrocchiale della chiesa. Con l’avvento del Regno d’Italia, il Pantheon fu utilizzato per la sepoltura dei Re d’Italia. Vi furono sepolti Vittorio Emanuele II (1849-1878) nel 1878 e Umberto I (1878-1900) nel 1900. Solo nel 1883, il ministro della Pubblica Istruzione, Guido Baccelli (1830-1916), eliminò le “orecchie d’asino” e restaurò il tempio, con lo scopo di renderlo quanto più possibile vicino alla sua epoca di origine. Dopo il Concilio Vaticano II, la chiesa ebbe un nuovo altare maggiore, rivolto verso i fedeli, opera di Federico Severino (n.1953) ancora vivente (2023).
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