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...un insieme di “casucce basse e di meschina apparenza” abitate, in gran parte, dai così detti “ferrari della colonna”, maestri fabbri impiegati a fornire i cerchi delle caldaie al palazzo Apostolico e ad altri dicasteri. Nel 1595, su alcune case appartenenti al conte Girolamo Pompeo Ludovisi, sul lato della “platea colonna”, furono edificati la piccola chiesa di San Paolo della Colonna ed il convento, tenuti dai padri Barnabiti, di San Biagio dell’Anello (Vedi via Monte della Farina – Sant’Eustachio). La chiesa, bruciata nel 1597 e nel 1617, fu, ogni volta, riedificata a spese del cardinale Pietro Aldobrandini (1571-1621), famiglia che era già proprietaria, dal 1578, di un palazzetto centrato sul lato del quadrilatero che dava su via del Corso. Nella chiesetta ebbero sede la Confraternita dell’Immacolata Concezione (1616) che prestava la sua opera in favore dei poveri e la Congregazione dei Musici di Santa Cecilia da circa il 1625 al 1651. Nel 1578, Pietro Aldobrandino (+1587), avvocato concistoriale (padre del cardinale Pietro), aveva acquistato il palazzetto centrale, prospicente via del Corso, appartenente al notaio Tedallini. L’avvocato concistoriale Pietro, acquisite altre case dal lato della “platea colonna”, non contigue con il già nominato palazzetto, incaricò Matteo da Castello (1530-post1597) di costruire un nuovo palazzo. Con la morte di Pietro (avvocato-1587) le proprietà Aldobrandini vennero vendute a Fabrizio Fossano (+1615), di origine milanese, (nell’atto di vendita è citato come “magnifico” e quindi doveva essere un personaggio di particolare importanza sociale ed economica) che fece continuare i lavori. Con la morte del Fossano (1615) gli eredi: la moglie Clarice de Federicis e lo “Spedale della Madonna della Pietà per i poveri forestieri e pazzi” in piazza Colonna (Vedi album di piazza Colonna la chiesa di San Bartolomeo e Alessandro), vendettero (1616) l’eredità al cardinale Pietro Aldobrandini (1571-1621), che nello stesso tempo acquistò altre case confinanti. Nel 1623, la famiglia Aldobrandini ebbe problemi di tesoreria e i lavori si fermarono. Olimpia Aldobrandini (1567-1637), sorella del cardinale, che ne ebbe l’eredità, mise, quanto era agibile del palazzo, alla disposizione (1624) del cardinale Giovan Battista Deti (c.1579-1630), lontano parente degli Aldobrandini (da parte della nonna paterna del cardinale Pietro, Lesa, figlia di Lucio Deti), con la condizione che il porporato facesse proseguire i lavori e realizzasse il congiungimento del palazzo su via del Corso con quello verso la “platea colonna”. Il progetto fu probabilmente affidato a Carlo Maderno (1556-1629), mentre la realizzazione dei lavori fu seguita dall’architetto degli Aldobrandini, Alessandro De Pomis. Quattro anni dopo (1659) l’elevazione al pontificato del cardinale Fabio Chigi (1599-1667), col nome di Alessandro VII (1655-1667), il fratello Mario (1594-1667) acquistò il palazzo Aldobrandini e l’intero quadrilatero oggi occupato dal palazzo omonimo, con lo scopo di realizzare un unico palazzo degno dell’importanza della casata. Anche la piccola chiesa di San Paolo de Colonna e il monastero furono demoliti per dar spazio al palazzo Chigi, “in fieri”. Il progetto e i lavori furono affidati all’architetto, di origine sicula, Felice Della Greca (1625-1677). In questa occasione, oltre al completamento del quadrilatero, fu eliminato il tetto a spioventi e realizzato un terrazzo scoperto, oltre che una poderosa altana, rigorosamente più alta di quella del vicino palazzo Ludovisi (oggi Parlamento della Repubblica – vedi piazza di Montecitorio - Colonna). Le facciate sul Corso e su piazza Colonna unificarono le parti molteplici dell’edificio realizzate in tempi diversi. Tra il 1694 e il 1696, il palazzo fu sopraelevato di un piano, ad opera Giambattista Contini (1641-1723) e, nel nuovo spazio fu sistemata la collezione d’arte Chigi, e la Biblioteca (8600 opere a stampa e più di 2000 manoscritti) del cardinale Flavio Chigi (1631-1693), provenienti dal palazzo in piazza Sant’Apostoli (oggi palazzo Odescalchi). Due matrimoni furono l’occasione di ulteriori abbellimenti dell’interno del palazzo: nel 1748, il matrimonio di Agostino Chigi III principe di Farnese (1710-1760) con Giulia Albani (1719-1786), che favorirono l’intervento del pittore francese Adrien Manglard (1695-1760) e, nel 1763 il matrimonio fra Sigismondo IV principe di Farnese (1736-1793) e Maria Flaminia Odescalchi (c.1752-1772) che portò Giovanni Stern (1734-1794) alla creazione del “salone d’oro”. Dal 1878, il palazzo fu affittato all’ambasciata austro-ungarica, per la residenza dell’ambasciatore presso il Regno d’Italia che, alla vigilia della prima grande guerra, assistette a numerose e violente manifestazioni irredentiste. Nel 1917, i Chigi lo vendettero allo Stato Italiano che vi installò il Ministero della Colonie, cui succedette il Ministero degli Affari Esteri, durante il regime fascista, fino al 1961, per divenire la sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
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