L’avvocato Ceccopieri, Uditore Civile di Monsignor Governatore, comprò, quindi, il palazzo in questione dai padri Agostiniani di quella chiesa e, per questo, dovette anche estinguere i “pesi” che gravavano sulla proprietà, consistenti in 361 messe annue in suffragio dell’anima di monsignor Ghirlandari al costo di 40 scudi annui. L’invasione di Roma da parte delle truppe napoleoniche (1808) e l’annessione di Roma all’impero napoleonico, dichiarata nel giugno del 1809 (annullata nel 1814), aveva interrotto ogni attività dello Stato Pontificio. Nel 1810, l’amministrazione imperiale epurò gli alti ranghi dell’amministrazione pontificia, in special modo nel campo della giustizia. Risulta, infatti, un arresto netto delle attività del nostro avvocato dal 1808 al 1814. Nel frattempo, il conte Lazzaro Ceccopieri aveva ristrutturato il palazzo e ne aveva fatto il “palazzetto Ceccopieri”. Nel maggio del 1814, il cardinale Agostino Rivarola (1758-1842) aveva nominato il conte Ceccopieri Prefetto del Tribunale di Segnatura Apostolica, ma, da una “Notizia” dei Conservatori Capitolini, del 24 giugno 1814, risulta che le attività del Tribunale Civile del Campidoglio si sarebbero dovute svolgere nelle abitazioni dei singoli giudici, in attesa della sistemazione dei locali centralizzati per detto tribunale. Dal 1814, nel nostro palazzo si svolsero, dunque, le udienze tenute dal Prefetto del Tribunale di Segnatura Apostolica, l’avvocato conte Lazzaro Ceccopieri. Nel 1815, dopo il Congresso di Vienna che aveva ripristinato il Ducato di Modena dopo la parentesi napoleonica, Francesco IV di Modena (1814-1846) era impegnato a ristabilire buoni rapporti con lo Stato della Chiesa e nominò il nostro avvocato suo Agente Diplomatico presso Pio VII (Barnaba Niccolò Chiaramonti – 1800-1823), per poi farlo Incaricato d’affari, nel 1818. Il palazzo svolse da allora un’attività di rappresentanza diplomatica del Ducato di Modena. Infatti, alla morte di Lazzaro Ceccopieri, nel 1824, gli succedette il figlio Felice che sarà confrontato ad un periodo di grandi sconvolgimenti portati dal vento della rivoluzione francese, veicolata da Napoleone I, e che sarà riconfermato “Incaricato d’affari” dal Duca di Mantova anche presso Gregorio XVI (Mauro Alberto Cappellari – 1831-1846).
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