p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1

STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza_della_trinita_de_Monti-Villa_Medici

Dette vie racchiudevano vastissimi fabbricati e lunghi portici, che, come gli Horti Sallustiani, furono incendiate e distrutte da Alarico (395-410).
L’area della Chiesa, del convento, del bosco e del belvedere di villa Medici, conservava ancora, nel XVI secolo, magnifici avanzi di costruzione di una villa con grandi scalee e colonnati, conducenti, di terrazza in terrazza, fino sull’alto del Monte. Questa sontuosa villa era appartenuta, nel'anno 378, a
Petronio Probo (328-390) e a sua moglie Anicia Faltonia (+432).
I ruderi di alcuni di questi edifici sono stati incorporati nei fabbricati della Villa Medici, fatta erigere nel 1564, su questa parte del “Collis Hortulorum” dal
cardinale Ricci di Montepulciano, ad opera dell’architetto Giovanni Lippi (1513-1568), detto Nanni di Baccio Bigio, e di suo figlio, l’architetto Annibale Lippi (?,dopo 1581).
Caterina de´  Medici (1519-1589), che, fin dal 1540, aveva acquistato dalla famiglia Paoletti parte della Collina Pinciana, indusse l’allora cardinale Ferdinando dei Medici (1549-1609), ad aggiungere, nel 1576, la villa Ricciana al suo possedimento e ad ampliarla, ad opera di Bartolomeo Ammannati (1511-1592), abbellendo i giardini con statue di scavo, fra le quali le 15 statue delle Niobidi, trovate presso porta S. Giovanni ed emigrate poi nel 1769 a Firenze e la Venere detta dei Medici, rinvenuta negli scavi della villa Adriana. (Più tardi, la Venere, trovata troppo “lasciva” per la casa di un cardinale, da Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi - 1644-1655), fu trasportata a Firenze).
Il cardinale Ferdinando Medici, quando, rinunciata la porpora, successe, nel gran ducato di Firenze, a suo fratello Francesco col nome di
Ferdinando I (1587-1609), stabilì nella villa i suoi ambasciatori che prima di allora avevano abitato in palazzo Serristori in Borgo Vecchio.
Il possesso dei Medici passò, dopo, al cardinale Alessandro (1535-1605), divenuto poi Leone XI (Alessandro Medici - per 27 giorni: 1° aprile, 27 settembre 1605).
I Medici di Firenze, nella loro permanenza a Roma, abitarono la villa che, nel 1633, fu prigione dorata di Galileo Galilei (1564-1642).
Nel 1738, in forza del Trattato di Vienna (1738), dopo la morte di
Gian Gastone dei Medici (1671-1737), ultimo della casata, la villa passò alla Dinastia Lorenese nella persona di Francesco I di Lorena (1708-1765)  e, alla sua  morte, a Leopoldo I (1765-1790) di Toscana, fino al 1790, quando questi diventò a sua volta imperatore.
Seguì
Ferdinando III (1790-1801) fino al 1801, quando  Napoleone I (1769-1821) creò il regno di Etruria, cui destinò il già palazzo e villa Medici.
In seguito, lo stesso Napoleone destinò villa e palazzo a sede dell’Accademia di Francia, dando all’Etruria, il 18 maggio 1803, il palazzo del duca di Nevers (Vedi Via del Corso – Palazzo Mancini - Trevi), dove risiedeva la suddetta Accademia.
Era stato nel 1666 che
Colbert Giambattista (1619-83), soprintendente di Luigi XIV (1638-715), aveva stabilito di creare in Roma un’Accademia di Francia (per i discepoli delle Belle Arti – nel 1803 anche i Musicisti).
Prima sua residenza fu la casa Saraca a S. Onofrio (Vedi Salita di Sant’Onofrio - Trastevere), sulle falde del Gianicolo.
Nel 1673 l’Accademia si trasferì al palazzo Caffarelli, nel 1685 a palazzo Capranica, nel 1725 al palazzo Salviati fino al 1803, quando fu effettuata la permuta con la Villa Medici, come sopra detto.
La venuta dell’Accademia, migliorò lo Stato della Villa, assai negletta, fin dal tempo di Gian Gastone.
Miglioramenti furono eseguiti in ogni dove ed anche le fontane riebbero la loro acqua, fra le quali quella ch’era “in capo del giardino, che ne cadeva (acqua Vergine) in sontuosa pila di marmo bianco, piena di figure più che di mezzo rilievo, ancora dov'era sacrificio di un toro et altre ationi diverse”.
Non si può dire la stessa cosa per il monastero che fu completamente sventrato per ricostituire alloggi adatti ai “pensionnaires” (quegli artisti detentori di una borsa che gli permetteva di soggiornare a Roma presso l’Accademia di Francia).

Blutop