Se questa chiesa si trovasse al posto dell’attuale Santa Maria in Porte Paradisi non è certo, ma, se questo è il caso, essa fu inglobata nella costruzione dell’ospedale di San Giacomo degli Incurabili, iniziata nel 1339, per volere del cardinale Giacomo Colonna (1250-1318), terminata dal nipote, cardinale Pietro Colonna (1260-1326), con la funzione di chiesa mortuaria dell’ospedale, con cimitero annesso (chiuso nel 1836). Da questo momento, da San Giorgio, la dedica cambiò in Santa Maria in Porte Paradisi, per la sua funzione viatica, nel funzionamento dell’ospedale o, secondo altri, per essere alle porte del “paradiseiois”, come erano chiamati i giardini che circondavano il mausoleo di Augusto. Fu ricostruita dal 1519 al 1523, ad opera di Antonio da Sangallo il Giovane (1484-1546), ma i lavori di finizione proseguirono fino al 1579. Al finanziamento dell’opera contribuì monsignor Antonio de Burgos, spagnolo, che è sepolto nella chiesa. Fu poi ricostruita, con il finanziamento della eredità di Matteo Caccia (?-1644), medico all’ospedale degli Incurabili, abitante accanto alla chiesa, tra il 1644 e il 1654, ad opera dell’architetto Giovanni Antonio De Rossi (1616-1695), che lasciò la primitiva facciata intatta, ma mutò la pianta, da rettangolare ad ottagonale e il presbiterio, rendendolo più profondo e che curò gli interni, come ultimo atto dell’ingrandimento dell’ospedale, voluto dal cardinale Antonio Maria Salviati (1537-1603), che era stato protettore dell´ospedale. Con l’elevazione a parrocchia della chiesa di San Giacomo degli Incurabili, nel 1824, Santa Maria in Porta Paradisi, divenne la cappella dell’ospedale. Dopo il 1870, con la confisca dell’ospedale, da parte del Regno d’Italia, la chiesa rimase isolata, come un oratorio della parrocchia di San Giacomo. Essa svolge oggi il “ruolo” di chiesa per gli studenti dell’Istituto delle belle Arti che le è proprio di fronte.
|