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Essa è poi citata: nella Bolla di Giovanni XIX dei Conti di Tuscolo (1024-1032), del 1026; in quella di Benedetto IX dei Conti di Tuscolo (1032-1044) del 1033; nel catalogo (1192) di Cencio Camerario (1150-1227), poi Onorio III (1206-1227), come “Sancte Martine XVIII den.” (XVIII denari indica la misura del ”presbiterio”, l’elargizione che le chiese ricevevano, dal papa, in occasione di feste solenni); in quella di Gregorio IX dei conti di Segni (1227-1241) del 1236. La guerra tra Venezia e i Turchi, nella seconda metà del XIV secolo, portò all’emigrazione, dalle quattro provincie: Dalmazia, Croazia, Bosnia e Slavonia, delle popolazioni Illiriche, in buona parte verso la città di Roma. Queste si posizionarono, per lo più, nella contrada “sancti Laurentii”, che, per questo, cambiò nome in “Schiavonia”. C’era poi l’approdo (non ancora porto) di Ripetta, che era un crocevia di commerci certamente interessante per la comunità Illirica. Niccolò V (Tomaso Parentuccelli - 1447-1455), con Bolla del 1453, donò loro, riuniti nella “Confraternita degli Schiavoni”, “l’Ecclesia diruta e discoperta S. Marine de Campo Marzio”, con la condizione che la confraternita avrebbe costruito, accanto alla chiesa, un piccolo ospedale per i connazionali, dove un eremita aveva già introdotto il culto di San Girolamo, santo di origine dalmata. Gli Illirici restaurarono la chiesa, che dedicarono a San Girolamo. Leone X (Giovanni de´ Medici – 1513-1521) intraprese l’apertura della via che da Piazza del Popolo conduce dritta alla nostra chiesa, sfruttando un precedente tracciato romano. La via prese il nome di “via Leonina”. Paolo III (Alessandro Farnese - 1534-1549) confermò lo statuto rinnovato della Confraternita, nel 1544, nel quale viene introdotta la figura del cardinale protettore. Pio V (Antonio Michele Ghislieri - 1566-1572) elevò la chiesa a Titolo Cardinalizio. Su iniziativa di Sisto V (Felice Peretti - 1585-1590), che ne era stato cardinale titolare, Martino Longhi il Vecchio (1534-1591), fu incaricato del progetto e dell’esecuzione della costruzione di una nuova chiesa, a navata unica, abside quadrata e tre cappelle per lato, che iniziata nel 1588, prese fine nel 1590. La Confraternita degli Schiavoni acquisì progressivamente, adiacenti alla chiesa, numerose case aventi negozi al piano inferiore e abitazioni nel superiore, nelle quali venivano svolte le attività caritative, richieste da Niccolò V (ospedale e ospizio), mentre altre erano in affitto, per ricavarne reddito, ma lo sky-line del complesso lasciava apparire piccole case affiancate alla facciata barocca della nuova chiesa. Per questo e dopo un bilancio spese-ricavi condotto, dal presidente della Confraternita del momento, Stefano Gradi (1613–1683), fu decisa la demolizione delle piccole case per realizzare, al loro posto, un edificio, ad uso Collegio, a filo della chiesa, che ne inquadrasse degnamente la facciata, nel 1664. Per il progetto e l’edificazione del Collegio fu dato incarico all’architetto della Confraternita, Cesare Crovara (1653–1703) e a Pier Andrea Bufalini (1621-post.1688), che lo portarono a termine intorno al 1680. Clemente XI (Giovanni Francesco Albani – 1700-1721), su disegni di Alessandro Specchi (1666-1729), realizzò il Porto di Ripetta (chiamato così in contrapposizione a quello di Ripa Grande), per cui la via Leonina assunse il nome, che porta ancora oggi, di via Ripetta. Pio VI (Giovanni Angelo Braschi – 1775-1799) fondò, nei locali adiacenti alla chiesa, un “Seminario Croato”, che funzionò dal 1790 al 1901. Nel 1847, la chiesa fu restaurata e, in questa occasione, fu eseguito il ciclo di affreschi nella navata, nel Transetto e in alcune cappelle da Pietro Gagliardi (1809-1890). La sistemazione della piazza Augusto Imperatore, del 1937, provocò la demolizione del Collegio Vecchio che era a fianco della chiesa. Si impose allora la costruzione di un nuovo Collegio dietro la chiesa con fronte su via Tomacelli. I lavori, affidati all’architetto Vittorio Ballio Morpurgo (1890 - 1966), iniziarono a marzo del 1938 per terminare verso la fine del 1939.
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