Giovanni Battista Gisleni, romano, ma cittadino del mondo, piuttosto che viaggiatore, Dopo che di Sigismondo III, Ladislao IV e Giovanni Casimiro I, sovrani di Polonia e Svezia, fu architetto non in un solo campo, si portò con sé ogni cosa buona ed anche le cattive. Cercando qui una dimora per poco tempo e altrove una eterna, ammaestrato dai suoi fiori, dai frutti e dai monti che la vita non solo è caduca, ma anche breve, si fece rappresentare da vivo con un'immagine che solo dalla polvere e dall'ombra fosse espressa. Ma, ricordando che l’uomo nasce plasmato, fissò sulla pietra queste impronte dell'arte sua, destinate per altro ad esser presto consumate dal piede del Tempo. Resistendo nella vittoria sulla sua morte al punto di farla prigioniera nella pietra, Nella triplice battaglia per la pittura, la scultura e l'architettura a nessuno avrebbe concesso la palma della vittoria e, giudice non imparziale diviso in parti, l’anno 1670 aveva settant'anni, quando tra i primi abbozzi scriveva questo preludio all’opera. Compì finalmente l’ultimo anno della sua vita nel 1672 e da te non pretenderà né plausi, né pianti, ma nell’entrare un addio, nell’uscire un salve
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