Avendo ottenuto 3 once d’acqua Vergine da Pio V (Ghislieri – 1566-1572), ottemperò all´obbligo consueto di costruire una fontana semipubblica davanti al suo palazzo. La fontana era composta da una statua di sileno sopra una vasca termale romana. Nel ´600, il palazzo fu venduto alla famiglia Boncompagni. Nel 1737, Maria Eleonora Boncompagni Ludovisi (1686-1745) acquistò due edifici, dall´Arciconfraternita dell´Annunziata, confinanti ai due lati del Palazzo Grandi e, nel 1738, fece demolire l´insieme degli edifici per ricostruirne uno nuovo, servendosi dell´opera di Paolo Ameli, attivo a Roma tra il 1739 ed il 1749, e di Michele Lucatelli, allievo di Ferdinando Fuga (1699-1782). La fontana del sileno fu posta nella nicchia ornata con due delfini, che, diventata l´ingresso di un negozio, si può vedere ancora oggi al n. 49. Più tardi, la fontana fu spostata nella nicchia opposta, ornata del drago Boncompagni, come si può vedere al n. 52. Nel 1858, Antonio Boncompagni Ludovisi (1808-1883) dette in enfiteusi perpetua il palazzo al banchiere Antonio Cerasi (1814-1899), che, nel 1871, ristruttura il palazzo aggiungendovi un piano, per opera di Augusto Lanciani (?-?). La fontana resta al suo posto fino al 1887, quando viene smembrata, e deposta nel cortile del palazzo. Solo nel 1957, a furor di popolo, la fontana del babuino, da cui aveva finito per prendere nome la via, fu rimontata vicino la chiesa di S. Anastasio dei Greci.
|