I due Trofei, erroneamente chiamati di Gaio Mario (156 a.Ch.-86 a.Ch.), fecero parte di un arco, o di altro manufatto, celebrante le vittorie di Domiziano (81-96) sui Catti e sui Daci nell’89 (d.Ch.). Alessandro Severo (222-235) li riesumò, da un deposito nel quale erano stati deposti dopo la “damnatio memoriae” di Domiziano decretata dall’imperatore Nerva (96-98), e li fece porre ad ornamento della Mostra dell’acqua Claudia che marcava la biforcazione della via Labicana dalla Tiburtina, in epoca imperiale (I sec.). Una iscrizione sotto la base del trofeo di sinistra: “Imp(eratoris) Dom(itianz) Aug(ustz) Germ(anici) per Chresim(um) lib(ertum)” ci conferma che il masso, nel quale fu scolpito il trofeo, era di proprietà di Domiziano ed era proveniente dalla cave dell’isola di Paros, da dove fu spedito dal “procurator lapicidinarum” Chesimus, liberto. Nel 1590, i trofei furono trasportati dalla mostra dell’acqua Claudia, in Piazza Vittorio, sulla balaustra del Campidoglio.
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