La casa-chiesa, divenuta chiesa di Santa Galla, custodì l’immagine per molti secoli, ma quando una nuova epidemia di peste scoppiò a Roma, nel 1656, il fruttuoso ricorso a quell’Immagine portò Alessandro VII (Fabio Chigi – 1655-1667) a trasferirla nella piccola chiesa di Santa Maria in Campitelli e a ricostruire quella chiesa al fine di collocarvi più degnamente il culto della Madonna del Portico. Nel 1618, il cardinale vicario Giovanni Garzia Millini (1562-1629) aveva concesso alla Confraternita di Santa Maria in Portico, di stanza in Santa Galla, la piccola chiesa di Santa Maria in Campitelli e quando i Conservatori di Roma avevano chiesto al papa di riedificare la chiesa di Santa Galla, in ringraziamento per la scampata peste, il papa l’aveva qualificata in : “…un sito troppo sequestrato dal commercio ed alquanto sordido e vile, ed insomma poco a proposito…” ed aveva indicato quello di Santa Maria in Campitelli come più adeguato. La primitiva chiesa di Santa Maria in Campitelli, menzionata nel XII secolo (Liber Census), aveva dimensioni molto inferiori all’attuale ed aveva, oltre all’altare maggiore, quattro altari dei quali due dei Paluzzi, uno dei Capizucchi e uno dei Muti. Essa era officiata, come parrocchia e titolo cardinalizio, dal 1601, dai Chierici Regolari della Madre di Dio, ai quali era stata concessa da Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini – 1592-1605). Il nuovo progetto fu affidato a Carlo Rainaldi (1611-1691) che realizzò la nuova chiesa in stile tardo barocco, tra il 1659 e il 1667. I lavori furono finanziati dal comune di Roma che aveva promosso la ricostruzione della chiesa, ma terminarono solo nel 1728, forse per mancanza di fondi. La chiesa, tuttora parrocchia è ancora officiata dai Chierici Regolari della Madre di Dio. La chiesa di Santa Galla fu demolita nel 1936, per l’apertura di Via del Mare (oggi Via del Teatro di Marcello).
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