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L’immagine attirò la devozione del popolo, attraverso diversi miracoli e grazie ricevute e per ospitarla degnamente, Sisto IV (Francesco Della Rovere – 1471-1484), fece costruire una piccola chiesa, ad aula absidata, ad opera di Baccio Pontelli (1450-c.1494), cui furono aggiunte in seguito delle cappelle private, tra le altre, quelle dei Mattei, dei Pelucchi e dei Dondola. La chiesa, la cui decorazione interna fu opera di Antonio Aquilini (c.1430-1508), detto Antoniazzo Romano, fu consacrata nel 1470. Affiancato alla chiesa fu edificato anche un ospedale (1475) amministrato, insieme alla chiesa, dalla omonima Confraternita di Santa Maria della Consolazione. Nel 1506, intervenne l’unione delle amministrazioni di tre consorzi ospedalieri romani: L'Ospedale di Santa Maria in Portico, fondato nel VI secolo; quello di santa Maria delle Grazie, fondato, come detto in nota, nel X secolo; il terzo della Consolazione eretto nel XV secolo insieme alla nuova chiesa. Per la gestione dei tre ospedali, era nata, nel 1505, la “Compagnia dei Gentiluomini”, composta da potenti famiglie romane, come i Frangipane, i Colonna, i Boccamazza, i Savelli, i Santacroce, ed i Mattei, un raro esempio di gestione laica nella Roma papale di quei tempi, che prese il nome di Confraternita di Santa Maria della Consolazione. Quando, nel 1587, Sisto V (Felice Peretti - 1585-1590) la elevò ad Arciconfraternita, questa, sotto la protezione del cardinale Alessandro Riario (1543-1585), incaricò Martino Longhi il Vecchio (1534-1591) di ricostruire la chiesa in forma basilicale a tre navate, tre absidi e quattro cappelle per lato. Nel progetto, il Longhi cercò di conservare il più possibile della vecchia chiesa. Fu così che due antiche cappelle, quella dei Mattei e quella dei Pelucchi, furono inglobate nella nuova costruzione e furono conservate integralmente. Alla morte del Longhi (+1591) i lavori erano terminati, meno la facciata, che era rimasta a metà e che fu terminata solo nel 1827, da Pasquale Belli (1752-1833). Nel 1508, l’Arciconfraternita si dedicò all’unificazione e alla ristrutturazione dell’ospedale di Santa Maria della Consolazione con quello che era stato della Madonna delle Grazie, di cui venne però lasciata la cappella d’angolo. Il reparto femminile dell’ospedale, che era situato ai piedi della Rupe Tarpea, fu rinnovato nel 1735. Nell’ospedale operarono tutte le istituzioni di carità dell’epoca: Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), San Camillo de Lellis (1550-1614), San Filippo Neri (1515-1595) e San Luigi Gonzaga (1568-1591), che qui contrasse la peste che gli fu fatale. Con l’occupazione francese del 1808, l’amministrazione degli ospedali romani fu unificata e, con il ritorno del papa, nel 1815, le cose tornarono come in precedenza, poi, nel 1824, l’idea dei francesi fu ripresa e tutti gli ospedali fecero capo a quello di Santo Spirito in Sassia. Nel 1876, la cappella della Madonna delle Grazie fu occupata da uffici capitolini e l’immagine della Madonna fu trasportata nella chiesa della Madonna della Consolazione ad occupare l’abside destro, mentre una copia della Madonna del Portico fu posta nell’abside sinistra. La chiesa si chiamò, anche, Chiesa delle Tre Madonne. Nel 1896, l’ospedale fu posto sotto la tutela del Ministero della Sanità, come tutti gli altri ospedali romani e l’Arciconfraternita cessò di esistere. Per la cura della chiesa, subentrarono allora i Francescani che la presidiano tuttora. L’ospedale, oramai antiquato, fu soppresso nel 1936. La chiesa, avendo il governo fascista demolito tutte le case che erano tra il Colle Capitolino e il Vicus Jugarius (oggi parte della via della Consolazione) ed essendo stato impedito il passaggio attraverso il Foro Romano per giungere ai Fori Imperiali, perse gran parte dei parrocchiani e alla fine cessò di essere una parrocchia.
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[1] Si riferisce alla cappella omonima dell’ospedale di Santa Maria delle Grazie, fondato nella valle Lateranense durante il X secolo e trasportato, dopo l'XI, presso il Vicus Jugarius, sotto il Campidoglio.
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