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Piazza Scassacavalli (R. XIV – Borgo) (Piazza scomparsa per la costruzione di via della Conciliazione, oggi ricordata come una sua traversa via Scassavalli)
“Dovendosi trasportare due grosse pietre alla Basilica Vaticana, e giunto in questo luogo il carro, i cavalli si fermarono; ma non essendo stato possibile farli andare più innanzi, si dovette scaricare il carro medesimo, e le due pietre vennero depositate nella prossima chiesa di San Giacomo. Gli autori, che parlano delle cose di Roma, soggiungono che ciò avvenisse perché in quel tempo il suddetto sito era sì ripido e scosceso, che, per quanto si durasse fatica a violentare i cavalli, tuttavia non lo poterono transitare e perciò fu detto “scassa cavalli”. Tale è l'origine del nome della presente piazza”. (Viale).
Il Nibby (1792-1839) spiega così il fatto: “Si racconta che l'imperatrice Elena (336) volesse porre queste pietre [1] nella basilica vaticana, ma che, arrivato innanzi a questa chiesa il carro che le trasportava, i cavalli si fermassero ostinatamente, né mai per percosse essendosi voluti muover d'un passo, fu forza deporle nella suddetta Chiesa, a cui, da questo avvenimento, si diede il nome di Scassacavalli”.
La Chiesa, demolita [2] per la costruzione della via della Conciliazione (1936), era quella di San Giacomo in Portico detta poi “de Coxa Caballi” [3] ed in ultimo San Giacomo a Scassacavalli.
Fu dedicata, prima che a S. Giacomo, al Salvatore e si disse “in Bordonia” o "de Bordonia", dai bastoni dei pellegrini [4], detti bordoni, ed anche “San Salvatore del Portico”, dalla “portica S. Petri”. Ebbe annesso, nel XIV secolo, un ospizio con “tres servitores” e “confine della chiesa a mezzogiorno era la strada di Borgo Vecchio”, olim “via Sacra”.
Su questa strada era il palazzo dei Penitenzieri [5] e, dopo la via omonima, quello Serristori che completava il lato sud-est della piazza.
Il lato opposto, era formato dal palazzo la cui costruzione iniziò [6] nel 1504 ad opera del cardinale Adriano Castellesi, Castelleschi o Castelli [7] detto il cardinale di Corneto, perché vescovo di quella città. Il Castelli, essendo coinvolto nella congiura contro Leone X (Giovanni de´ Medici - 1513-1521), dové fuggire da Roma [8], lasciando incompiuto l’edificio [9]. Incamerato dalla Camera Apostolica, fu, da Leone X, dato all’Inghilterra che vi tenne i suoi ambasciatori fino allo scisma di Enrico VIII (1534) che regalò il palazzo al cardinale Lorenzo Campeggi. Da questi passò ai Colonna che lo cedettero al Papa per “L'ospizio dei Cento Preti” [10] trasferito poi a Ponte Sisto. Il palazzo fu venduto per 14.000 scudi al conte Giovanni Giraud che, nel 1809, era stato nominato da Napoleone direttore dei teatri, nelle province francesi cisalpine. Il conte scrisse quindici riuscite commedie nelle quali, in una buona parte, rappresentò la vita allegra e menefreghista romana alla quale, sembra, non si fosse sottratta la sua famiglia di origine francese. Infatti, alla sua sorella Francesca, mascherata d’Agricoltura, nel carnevale del 1832, Pasquino dedicava questi satirici versi:
“Pien di superbia e boria,con gran caricatura, Checca Giraud la maschera aveva d’Agricoltura. Eran le vesti verdi e il suo mantello giallo, D’un bel ponsò la fascia color del pappagallo, Aveva in man l’aratro e certe brutte spicche Recise da lei stessa su le campagne apriche, Sen va sopra d’un carro, detto così barrozza, Ma tutta scapigliata, tutta di fango sozza. Canta sul calascione, in mezzo ai contadini, E non avendo alcun, che il carro le trascini, Volle che il suo sposo, viso di bue, si pigli e la barrozza tiri, col suo adorato Gigli. Entrambi sotto il giogo e in maschera da bue Portando allegri in testa ognun le corna sue”.
E mi pare proprio che più allegri di così....!!
La nipote Teresa Giraud [11] sposata Dodwel ed in seconde nozze al conte Spaur, ministro di Bavaria a Roma, portò nella sua carrozza Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti - 1846-1878), travestito da semplice prete (per i gendarmi, che perlustravano la strada, "aio della famiglia"), nella fuga da Roma, il 24 novembre 1848. L’accompagnò [12] a Gaeta, dove il Pontefice rimase ospite di Ferdinando II (1830-1859) [13], fino al suo ritorno trionfale a Roma, il venerdì 12 aprile 1850, alle quattro pomeridiane. Dopo i Giraud, il palazzo diventò proprietà della Reverenda Fabbrica di S. Pietro, che, verso il 1830, lo vendette, per circa 43.000 lire, al Duca Torlonia che lo possiede tuttora.
Anche il palazzo del cardinale Francesco Soderini (altro coimputato nella congiura Leoniana, insieme ai cardinali Petrucci, Riario, Sauli e Castelleschi), separato dal vicolo delle Erbe, o dell’Erba, è stato travolto da via della Conciliazione.
Di fronte S. Giacomo, nell’angolo di Borgo Vecchio, il palazzo, dei Convertendi, dove furono ospitate: Caterina di Bosnia detronizzata (1463) da Bujuk il Grande (Maometto II, 1430-1481) e Carlotta Cornaro, ex regina di Cipro. Il trattato Lateranense del 1929 considera per “Palazzo dei Convertendi” quello che fino al 1936 esisteva tra Borgo Vecchio e Borgo Nuovo, sulla Piazza Scassacavalli, avendo sul quarto lato case private. In origine quel palazzo fu costruito dal Bramante per il protonotario apostolico Adriano de Caprineis, poi vi andò ad abitare Raffaello (1483-1520) che, acquistate alcune case a ridosso, le trasformò in studio di pittura. Per vari passaggi di proprietà e conseguenti rifacimenti, dovuti apportare anche alla parte strutturale, l’edificio pervenne alla Santa Sede che, secondo il testamento del cardinale Girolamo Gastaldi (1673-1685), lo adibì a sede del Pio Ospizio dei Convertendi, poi, nel 1917, della Sacra Congregazione per la Chiesa Orientale. Per costruire la via della Conciliazione, il palazzo fu abbattuto e rifabbricato sulla destra della nuova strada.
Nella zona nuova , occupata da Via della Conciliazione, v’erano, nel medio evo, la chiesa di San Sebastiano in via Pontificum [14], già ricordata nel catalogo di Pio V (Antonio Michele Ghislieri - 1566-1572), come “San Sebastiano-ruinata” [15] e quella di Santa Maria della Purità, che era la chiesa dei caudatari dei Cardinali (Vedi Via Arco della Purità - Borgo).
Non è stato riedificato l’oratorio di San Filippo Neri, costruito nel XVII secolo, che stava nel vecchio palazzo dei Convertendi.
Scomparsa è pure una casetta del ‘400, o del primo ‘500, che intercedeva fra la chiesa di San Giacomo e l’oratorio di San Sebastiano a Scassacavalli.
Sulla Piazza, nell’età di mezzo, v’era stata collocata una "Piscaria".
Nel centro, una fontana dell’acqua Paola, fatta costruire, per ordine di Paolo V (Camillo Borghese - 1605-1621), dall’architetto Giovanni Vasanzio (van Santen di Utrecht) che l’ornò con aquile e draghi, motivi araldici dei Borghese. La fontana, che fu demolita nel 1938, sembra sarà ricostruita in Piazza della Pilotta [16].
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[1] ) Una pietra su cui credevasi Abramo avesse posto il figlio Isacco per sacrificarlo a Dio, l’altra su cui sarebbe stato collocato Gesù Bambino per la circoncisione, quando la sua madre purissima l’ebbe presentato al Tempio. Gesù, abbreviativo di Giosué, dall’ebraico jeho-scinah cioè “Dio salva”, significa Salvatore e Cristo, dal greco “unto” per indicare il Messia, o mandato da Dio, il Redentore da Dio promesso agli Ebrei.
[2] ) Demolita nel 1937.
[3] ) Forse l’origine della leggenda che da un frammento marmoreo di cavallo ha ricavato un miracolo eguale a quello del Nazianzieno, a Campo Marzio (vedi “Piazza e via di Campo Marzio” - Campo Marzio).
[4] ) Altri lo fanno derivare da “Burdo” (cavallo in latino) con riferimento all’antica leggenda, ricordata in apertura.
[5] ) Vedi “via dei Penitenzieri” (Borgo).
[6] ) Nel 1496, fu scovato presso la Basilica Emilia un tempietto quadrato d’ordine dorico, le pietre del quale servirono per questo palazzo e, fra’ Giocondo e il Peruzzi, ne disegnarono la trabeazione (Lanciani Storia scavi di Roma, I, 94) (fra’ Giocondo da Verona, fra’ Giovanni principio XVI secolo)
[7] ) Il Castellesi, Cardinale di S. Crisogono, legò il suo nome a molti episodi e fatti accaduti nel suo tempo. La congiura contro Leone X decise del suo avvenire.
[8] ) Il cardinale fuggì a Venezia, ma alla morte di Leone X, durante il viaggio di ritorno a Roma, dove veniva per il Conclave, scomparve senza lasciar tracce (1521).
[9] ) Il Vasari (Giorgio, 1511-1574) così scrive del palazzo nella biografia del Bramante (Donato, 1444-1514) “Fu suo disegno ancora il palazzo del cardinale Adriano da Corneto in Borgo Nuovo, che si fabbricò adagio, e poi finalmente rimase imperfetto per la fuga del detto Cardinale”.
[10] ) 28 febbraio 1699 – “Ha il Pontefice comprato per 17.000 scudi il palazzo dei signori Colonna in Borgo, come, già da tempo abitava il cardinale Azzolini, che servirà per ricoverarvi li poveri sacerdoti che saranno ridotti in stato di immobilità”. (Msc.789 Biblioteca Vittorio Emanuele).
[11] ) Teresa Giraud sposò, a 16 anni, il Dodwel, ricchissimo, che la portò in Inghilterra e le fece acquistare una svariata cultura. Tornò verso il 1824 ed abitò al palazzo Doria, in via del Plebiscito, dove accolse nel suo salotto i letterati e i politici più celebri, nonché Paolina Borghese. (Diario A. Guiccioli 1796-1849 nella Nuova Antologia LXVII del 16 novembre 1932).
[12] ) Progetto del marito di Teresa Giraud, Carlo Spaur (1794-1854), per un soggiorno del Papa in Francia (Revue h’hystoire diplomatique luglio-settembre 1936, pag.340-2).
[13] ) Moroni – Dizionario di Erudizione Storico Ecclesiastico. Venezia 1851, Vol. LIII, pag.201-204.
[14] ) La via Pontificum, corrispondeva con la via di Borgo Nuovo e volgeva a sinistra, dopo il ponte Sant’Angelo, seguendo, all’incirca, l’andamento di via dell’Orso, quindi diversa dalla via papae o papalis che, attraverso i tempi, subì delle modifiche.
[15] La chiesa di S. Sebastiano era stata eretta dalla compagnia detta del Santissimo Corpo di Cristo, l’anno 1601, ma già nel 1662, nello “Stato temporale” è detto fra le altre cose: “Vi è una sepoltura per li poveri. La chiesa è povera e disabitata e la cera è tanto poca, che appena basta per accompagnare il Santissimo Sacramento”.
[16] ) La Fontana è stata ricostituita di fronte alla Chiesa di S. Andrea della Valle.
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