Alla sua morte la proprietà passò al Collegio dei Procuratori (incaricati di patrocinare le cause avanti al Tribunale della Rota Romana). Dal 1544 vi abitò il cardinale Federico Cesi (1500-1565) e quindi il cardinale Pier Donato Cesi (1522-1586) che lo riscattò per la sua Famiglia, nel 1565, insieme con suo fratello Angelo (1530-1606), vescovo di Todi dal 1566. Nel 1569, i due fratelli fecero rinnovare il palazzo da Martino Longhi il Vecchio (1534-1591). Il Longhi sfruttò al massimo le strutture del precedente edificio, di cui resta visibile il solo bugnato del piano terra. I lavori si svolsero dal 1570 al 1577. Agli inizi del XIX secolo il palazzo venne acquistato dalla famiglia Graziolini che, nel 1862 lo vendette al Conte Gustavo Candelori Moroni (+1875), alla sua morte il palazzo fu ereditato dal figlio Gustavo. Nel 1879, il palazzo fu acquistato dal duca Giuseppe Caffarelli Negroni (1815-1882). Nel 1895, padre Johann Baptist Jordan (1848-1918), fondatore dell’istituto religioso maschile detto “Società del Divin Salvatore”, acquistò il palazzo dai Negroni per farne la casa madre dell’istituto. Nel 1936, il palazzo fu mutilato per l’aperura di via della Conciliazione perdendo cinque ordini di finestre e lo scalone monumentale. Ancora oggi la proprietà è della Società del Divin Salvatore che ha ristrutturato una parte del palazzo per realizzarvi un albergo.
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