Via dei Portoghesi (R. IV - Campo Marzio; R. VIII - Sant’Eustachio) (da via dell´Orso a via della Scrofa)
Fino al XV secolo “Via dei Profumieri”. Quando nella prima metà del detto secolo il cardinale Antonio Martino de Chaves, reduce dal concilio di Firenze, ricostruì la chiesa di Sant’Antonio, essa fu detta dei Portoghesi da un ospizio per pellegrine portoghesi, preesistente [1]..
L’ospizio di Via dei Profumieri, dove il cardinale Chaves aveva fatto costruire la chiesa, era stato fondato anche da un Guimar ai primi del secolo XII.
La chiesa attuale, più ampia della primitiva (di Sant'Antonio abate - XII sec.), fu riedificata dalla nazione Portoghese approssimativamente nel 1695 ed ebbe dal romano Giambattista Cimini un legato di circa 50.000 scudi per dotare povere zitelle monacande [2].
Di fronte alla chiesa, la torre della Scimmia fu eretta in origine dai Frangipane e restaurata poi dagli Scappucci sotto la direzione di Giovanni Fontana (1540-1614). Nel 1040 vi nasceva Oddone Frangipane canonizzato dalla Chiesa.
La torre fu anche dei Crescenzi, e passò successivamente alla confraternita del Gonfalone e alla Congregazione di Carità.
Una “dedicatio”, del 1503, con lo stemma degli Scappucci, (consistente in una scultura composta in una lunetta e riproducente le immagini della Santa Vergine col bambino, tra gli Apostoli Pietro e Paolo), metteva sotto la loro protezione la torre, certo ricostruita o per un cambiamento di proprietà o per qualche danno subito.
Una tradizione racconta che l’attributo “della scimmia” le sia venuto dal verificarsi di un fatto miracoloso, come testimonia la statuina della Vergine davanti alla quale, sulla sommità della torre, arde perennemente una lampada (oggi elettrica).
Infatti, fu una scimmia che, preso in braccio un bambino del suo padrone, se ne salì fin lassù per custodirlo. Avvertito dal popolo, che s’era radunato nella sottostante strada, il padre non si perdette d’animo, e fidando della conosciuta docilità della bestia, le fischiò come soleva far sempre per chiamarla. Al fischio, il quadrumane, ravvolse il bambino nelle fasce, lo assicurò stringendoselo al petto col braccio sinistro, mentre con le altre zampe discese lungo il canale di scolo, rientrando senz’altro nella finestra donde era uscita, niente affatto impaurita dal bisbigliare della folla, che stava, terrorizzata, ad osservarla.
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[1] La fondazione di un altro ospizio portoghese, avvenuta nel rione Monti nella contrada dei Santi Sergio e Bacco, risulta da un “Actum”, in data 1367, sotto Urbano V (Jacques Grimoard - 1362-1370) col quale una casa, in detta località, è acquistata per 30 fiorini d’oro da Guimar di Vincenzo a questo scopo
[2] Accanto alla chiesa nazionale di Sant’Antonino dei Portoghesi, si vuole ora ricostruire un centro d’arte e di studi destinato a rinnovare la tradizione della cosiddetta ”Isola lusitana” che ebbe un tempo vita gloriosa.
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